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Medicina

IPNOSI, scienza dell’incanto

L’Ipnosi ha sempre destato grande curiosità, ma, anche prediudizi e timorii legati al fatto di essere stata a lungo associata a poteri soprannaturali e manifestazioni “diaboliche”. A trarre in inganno ha contribuito lo stesso termine “ipnosi” (dal greco “hypnos”, sonno) introdotto nella prima metà dell’Ottocento da James Braid per le analogie che sembravano esserci fra il sonno fisiologico e questa particolare condizione che, a quel tempo, si pensava creata da “magnetizzatori”. Era l’epoca dell’Ipnosi basata su tecniche di tipo autoritario o confusivo alla “Mandrake”. Un modello di illusionista-ipnotizzatore che è ancora in voga nell’Ipnosi da spettacolo che in Italia ha il suo rappresentante più famoso in quel “gran figlio di paragnosta” (come lo definiva Gigi Sabani) di Giucas Casella, la cui frase più celebre è, non a caso, “Quando te lo dirò io!”.

«In realtà un soggetto non va in ipnosi quando lo dico io, ma quando vuole lui.», mi disse il dottor Giuseppe Regaldo, ipnotista torinese di fama europea, in occasione della conferenza “I poteri dell’Ipnosi” organizzata il 12 gennaio 2009, dal Lions Club Mont- Blanc, in un salone del Palazzo regionale di Aosta stracolmo. «Con le mie tecniche- continuò- posso essere più o meno bravo a stabilire un contatto ed aiutare il paziente, ma la riuscita dell’induzione dipende dall’abilità del soggetto a concentrare la sua attenzione realizzando “monoideismi plastici” che gli permettano di gestire in modo consapevole la forza della sua immaginazione creativa. Perché nel confronto tra realtà e immaginazione vince sempre quest’ultima».

“Solo chi trova il coraggio di essere piccolo, diventa grande.- ha scritto, infatti, Vittorio Gioacchini– Bisogna osare portare alla luce la propria ipnosi, accettarla, affrontarla e conquistarla. Aver coraggio d’aver paura perché la paura è spinta vitale… L’ipnotismo è magia del comando malefico, ma anche benefico, liberatorio, scienza d’incanto”.

Quello stesso incanto che- a riprova che, come sosteneva Milton Erickson, “tutto è ipnosi”- si ritrova in un bambino intento in un gioco che gli piace o, nell’adulto, nelle prime fasi dell’innamoramento. Situazioni che, come l’ipnosi, permettono il riaffiorare della dimensione inconscia ed emotiva del soggetto mettendo a riposo il suo emisfero cerebrale sinistro, quello dominante responsabile della razionalità, a favore del destro, che è quello dell’emozione. L’energia psicodinamica che così si libera non solo è capace di muovere “il sole e l’altre stelle”, ma, attraverso il sistema ipotalamo-limbico ed il sistema nervoso autonomo (guarda caso le stesse vie di cui si serve lo stress per provocare i suoi effetti) determina l’interazione della mente col corpo alla quale si devono i sorprendenti “poteri dell’Ipnosi”: dalla resistenza al dolore all’ipermnesia, l’aumento della memoria che è alla base della “regressione”.


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