Da un’intervista del 28 maggio (http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/200905articoli/44117girata.asp) che l’editorialista de “La Stampa” e docente di analisi dei dati all’Università di Torino, Luca Ricolfi ha fatto al ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, in occasione dell’uscita del libro “La rivoluzione in corso. Il dovere di cambiare dalla parte dei cittadini” (Mondadori, 18 euro). In questo volume il ministro racconta come si propone di rendere più efficiente la macchina amminisitrativa in Italia, riducendone assenteismo e sprechi.
RICOLFI – «Signor Ministro, il suo libro … è anche un diario, pieno di aneddoti gustosi, al punto che qualche volta non ho capito se lei descriva la realtà o la inventi per farsi capire meglio. Ad esempio: chi sono gli “ululatori nei boschi”»?
BRUNETTA – «Bella domanda, la stessa che mi sono fatto quando li ho visti fra i consulenti della pubblica amministrazione (con loro tantissimi altri: l’esperto in mandolino, il collaudatore delle scarpe dei vigili, l’addetto al censimento dei cormorani, gli storiografi dei Beatles…). Non ho ancora trovato una risposta convincente ma è anche vero che non sono un esperto, né in boschi né in ululati. Può darsi che siano utili, ma ho qualche dubbio. Non ne ho nessuno, invece, sul fatto che le consulenze chieste dalle amministrazioni pubbliche siano talora grottesche, spesso inutili e, cosa ancora peggiore, in grado di duplicare i costi, chiedendo ad esterni di fare quel che già degli impiegati interni sono pagati per realizzare. Non tutte le consulenze, naturalmente, meritano degli ululati ma la trasparenza, che abbiamo subito imposto, ha aiutato e aiuterà a disboscare».
R. – «Insisto, a nome dei lettori della Stampa: qual è il territorio e l’amministrazione pubblica che ha dato consulenze per “ululatori nei boschi”»?
B. – «Insiste? E sia: la Valle d’Aosta pagò 8.750 euro per “monitorare la specie lupo (canis lupus) mediante il wolf-howling”. L’impresa, non so dirle se ardua o meno, fu affidata a un professore universitario. Un collega. Un altro collega, del resto, questa volta in Val Cavallina, studiò la possibile “mitigazione dell’impatto del traffico stradale sulle popolazioni anfibie”, che, più o meno, sarebbe lo sforzo di mettere meno rospi sotto le macchine. Meritorio, ne sono certo, ma forse si potrebbe dirlo anche in lingua italiana e non pagarlo 3.000 euro».