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Teatro

MARCO PAOLINI: i muri cadono se, uniti, lo vogliamo

Paolini Marco (by Gaetano Lo Presti) IMG_0364Paolini Marco (by Gaetano Lo Presti) IMG_0358Si è parlato del secondo principio della termodinamica e di quello di indeterminazione di Heisenberg lo scorso giovedì 15 ottobre al Teatro “Giacosa” di  Aosta Non era però, come ci si potrebbe aspettare, una delle conferenze scientifiche inserite nel cartellone della Saison Culturelle 2009/2010, quanto, piuttosto, lo spettacolo teatrale “Miserabili- Io e Margaret Thatcher” di e con Marco Paolini che ne ha inaugurato la sezione “Teatro”. I danni causati dall’economia sregolata e deregolata della “Lady di Ferro”, passati in rassegna con amara ironia dall’attore, hanno, infatti, ormai, caratteristiche di scientificità che si rifanno a concetti come entropia, moto perpetuo, indeterminazione. E’, in pratica, il controllato caos di un mercato globale in cui soldi e lavoratori devono girare incessantemente per garantire gli utili di pochi ed ingrossare sempre più le fila di quei “miserabili” che stanno peggio dei poveri perché miseria vuol dire aver perso anche la speranza di un cambiamento. Il tutto sviscerato con l’abituale sagacia e verve da Paolini sostenuto musicalmente da “I mercanti di Liquore” racchiusi in nicchie che simboleggiavano i personali muri mentali che hanno preso il posto dei grandi muri fisici (leggi Muro di Berlino). Generosissimo, al termine della serata l’attore si è confrontato con chi lo avesse voluto nel vicino Caffè Nazionale. Paolini e Mercanti di Liquore (by Gaetano Lo Presti) IMG_0319«Sento- ha detto- che schegge del paese se ne stanno andando per conto loro e quello che ci tiene insieme è sempre meno. C’è una maggiore diffidenza ed un minore senso di appartenenza. Anche a fare il mio mestiere avverto una sensazione di solitudine bestiale perché non c’è l’abitudine a condividere le cose con altri, per cui quello di cui si parla non lievita insieme. Ma se ognuno fa il pane da solo non è detto che abbia capito come si faccia il pane.» Durante lo spettacolo ha stigmatizzato problemi e difetti della nostra società, ma quali potrebbero essere, secondo lei, le soluzioni? «Questo è un paese di gente che tende ad affidarsi a “facilitatori”, cioè persone che infondono fiducia promettendo di risolvere i nostri problemi. Vedi l’ultima sparata di Berlusconi che ha detto agli industriali: alla democrazia ci penso io. Io so, invece, che nel mio mestiere è sano non diventare il guru di nessuno. Più che dare delle risposte preferisco guardarmi attorno per vedere dove ci sono risposte e col mio teatro farvi sapere che c’è stato qualcuno che è riuscito a fare delle cose buone. Questa sera ho cercato di dire che la speranza non è un mezzo per arrivare a qualcosa, ma, oggi come oggi, è un fine. Io rivendico il diritto di cambiare orizzonte culturale, per non essere condannato ad un luogo, a un destino, a una direzione. Ricordiamoci che un paio di mesi prima che cadesse il Muro di Berlino sembrava solido, e poi invece… Questo sistema non vive di una solidità reale ma è legato alla mancanza di alternative. Solo che se le alternative le coltiviamo individualmente appaiono frustranti e minoritarie, se, invece, le condividiamo con gli altri forse possono nascere delle idee e cadere altri muri .»

Marco Paolini al Nazionale (by Gaetano Lo Presti)

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