Il 24 novembre 1973 è nata a Roma l’attrice e cantante Paola Cortellesi, la ricordo riproponendo la recensione dello spettacolo “Gli ultimi saranno ultimi” che nel novembre 2006 propose, per la “Saison Culturelle”, al Teatro Giacosa di Aosta.
Un tempo i tagliatori di teste abitavano le foreste del Borneo o dell’Amazzonia, vestivano succintamente ed uccidevano con lance intinte nel curaro. Adesso di “tagliatori di teste” ce ne sono anche dalle nostre parti, vestono “trendy” e, nascondendosi dietro le spietate leggi del mercato, decidono quali e quanti dipendenti di un’industria tagliare. Un lavoro sporco, ma qualcuno lo deve pur fare. Gente come Liverani Carola, una che, comunque, ci tiene a precisare che lei non licenzia. No, lei si limita a NON rinnovare i contratti a termine. In modo da ridurre di ”appena” 160 unità la forza lavoro della sua “Green Life Italia”. Tra i “decapitati” c’è anche l’operaia Covacci Luciana, che, incidentalmente, è al settimo mese di gravidanza. Anche per questo non ci sta a perdere il lavoro, pur se è incerto e mal pagato (d’altronde “il peggior lavoro è quello di non averne alcuno”). E, per cercare di riaverlo, irrompe con una pistola sul posto di lavoro. Parte da questa situazione la tragicommedia “Gli ultimi saranno ultimi” rappresentata con massiccia affluenza di pubblico il 21 e 22 novembre 2006 al Teatro “Giacosa” di Aosta. Grande, anzi grandissima protagonista l’attrice romana Paola Cortellesi, una “gnocca con la testa” (come si usa dire in televisione) che sa fare dimenticare l’indubbia bellezza “schizzando” con acume una serie di personaggi che una volta sarebbero stati etichettati “caratteriopatie sociali” e
che ormai, frollati dall’asettica violenza del Potere, sono diventati paradossale normalità. Affidandosi solo alla mimica e alla duttilità vocale, e con una straordinaria capacità introspettiva, l’attrice passa da personaggi come Manuela, il transessuale colombiano che in patria moriva di fame e in Italia, invece, veste “Dolce & Gabbana”, alla Liverani, gelida manager che diventa “caliente” quando, con lo pseudonimo di “Maledetta Primavera”, chatta con “Prepotenza Pelvica”. Nuovi “mostri” che il raggelante “fermo immagine” della Cortellesi irrigidisce in una materialità goffa e amaramente risibile. Con un denominatore comune, la solitudine, che ne evidenzia, di volta in volta, la cinica assurdità o la generosa poesia. Come nel caso di Teresa, la saggia donna delle pulizie con la passione delle canzonette che fa da voce narrante al lavoro. «Ho paura che l’esasperazione della gente porterà a fare cose molto brutte.- conclude – Sì, è vero che nostro Signore ha detto che gli ultimi saranno i primi. Ma non ha precisato quando.»