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Cantautori

FRANCO BATTIATO: stati di gioia sotto il castello di Fénis

 

Non è facile scegliere l’evento musicale di questa estate valdostana piena di stelle. Sarà, comunque, difficile eguagliare l’intensità emotiva del concerto che Franco Battiato ha tenuto la sera del 26 luglio sotto la cinta muraria merlata del castello di Fénis per la rassegna “Musicastelle” dell’assessorato regionale al Turismo. Non a caso l’evento (per il cantautore era l’unico concerto dell’estate 2010)  ha avuto una eco nazionale grazie alla diretta su Radio Uno nell’ambito della trasmissione “Suoni d’Estate”. Gli ingredienti perchè venisse fuori qualcosa di buono c’erano, d’altronde, tutti: dalla suggestiva scenografia (il castello) ai trenta elementi della Royal Philharmonic Orchestra, la più prestigiosa orchestra britannica, che, diretti dal pianista Carlo Guaitoli, hanno reso al meglio versioni sinfoniche dei grandi successi del cantautore catanese. C’era, soprattutto lui, Battiato che ha officiato seduto sul solito tappeto, sorseggiando ananas («mi hanno detto che fa dimagrire») con sulle gambe un plaid azzurro prestatogli dal vicino ristorante “Comtes de Challant” per proteggersi dal vento. Avrebbe, del resto, potuto indossare anche papalina e babucce, visto che a scuotere i 2300 spettatori (tutto esaurito) bastava e avanzava il suo repertorio di canzoni capaci come poche di toccare le corde emotive più profonde. Dopo un inizio cauto con le cover tratte dai Cd “Fleurs” e qualche “mystic pizza” (come lui stesso le ha definite), il crescendo dei suoi classici in versioni sinfonica è stato inarrestabile. Con applausi a scena aperta in “Povera Patria”. «Oggi- ha precisato- sarebbe meglio ribattezzarla “Poverissima Italia”.» Finale elettrico (anche perchè a venire in primo piano sono stati il tastierisa Angelo Privitera e il chitarrista Davide Ferrario), con tutti in piedi (Battiato compreso) a ballare e cantare “Cuccurucucù Palomaaa…”

SCALETTA

1) Haiku

2) Stati di gioia

3) E io tra di voi

4) Te lo leggo negli occhi

5) La canzone dei vecchi amanti

6) Inverno

7) Io chi sono?

8) No time no space

9) L’incantesimo

10) Un’altra vita

11) Gli uccelli

12) Lode all’inviolato

13) La cura

14) Povera Patria

15) Segnali di vita

16) Tra sesso e castità

17) E ti vengo a cercare

18) Tutto l’universo ubbidisce all’amore

19) L’era del cinghiale bianco

20) Centro di gravità permanente

21) L’animale

22) La stagione dell’amore

23) Voglio vederti ballare

24) Prospettiva Nevsky

25) Cuccurucucu Paloma

7 commenti

  1. Ho visto 3 concerti in tutta la mia vita, tutti e 3 proprio di Franco Battiato. Gli piace farli in mezzo ai prati, e questo talvolta causa degli inconvenienti non da poco.
    Ad esempio, al primo dei 3 concerti aveva piovuto a dirotto dalla mattina fino a un’ ora prima dell’ inizio, e quindi per raggiungere il mio posto a sedere dovetti avanzare nel fango che mi arrivava fino alle caviglie.
    Tuttavia, fare i concerti in un contesto agreste ha anche dei lati positivi: ad esempio, al secondo e al terzo concerto eravamo in piena Primavera, e quindi l’ aria era carica di tutti gli odori naturali della terra, sembrava di essere nel giardino dell’ Eden.
    Al primo concerto Battiato fece un’ entrata in scena spettacolare: arrivò in macchina, fece fermare l’ autista a poca distanza dagli ultimi posti a sedere e poi percorse a piedi il tragitto da lì al palco. Anche lui si sarà riempito le scarpe di fango, ora che ci penso.
    Il pubblico fu molto disciplinato: invece di sporgersi in avanti per toccarlo, si alzò in piedi e lo applaudì a scena aperta. Lo facemmo perché avevamo capito il senso profondo di quella scelta: Battiato voleva esprimere vicinanza al suo pubblico non con un sorriso finto, non con un ringraziamento stereotipato, ma con il gesto simbolico di camminare in mezzo a noi. Ci commosse senza bisogno di dire una parola.
    Il terzo concerto fu il più bello in assoluto, perché lui nell’ ultima mezz’ora ci chiamò tutti sotto il palco e fece canzoni a richiesta finché non gli andò via la voce.
    Quella sera stessa capii che non l’ avrei più visto in concerto, perché era meglio chiudere così, avevo già toccato l’ apice.

    1. Grazie per i ricordi, wwayne. Il primo concerto non si scorda mai, a maggior ragione se, per di più, è stato aperto della spettacolare entrata da dietro il pubblico in mezzo al fango. Grazie

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