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Arte C'era una volta

C’ERA UNA VOLTA (59) Verso l’imponderabile con FRANCO GROBBERIO

Ho conosciuto FRANCO GROBBERIO nel 2005, e quasi subito si stabilì tra noi un’istintiva simpatia.

Mi raccontò dei suoi inizi sui banchi della Scuola di fabbrica della Cogne, dove, da ragazzo, disegnava in continuazione cavalli e cavalieri. E di Padre Moscato della chiesa dell’Immacolata che fu il suo primo estimatore.

Dopo le prime esposizioni (la prima personale fu del 1972 nella saletta d’arte comunale di Aosta), ha attraversato varie esperienze ed innamoramenti artistici. Dagli inizi quasi cubisti alla lente evoluzione verso il figurativo, dagli anni Novanta tra Balthus e Magritte fino alla fascinazione per il belga Jean-Michel Folon, che, negli anni Ottanta, lo portò alla luminosità ed alla leggerezza dell’acquerello, che da allora diventò la sua cifra stilistica.

«Dal 2000 mi ci sono dedicato quasi completamente.- mi raccontò- Perché la leggerezza a lungo cercata, l’ho trovata soprattutto nell’acquerello. Il 99% dei pittori che fanno acquerello riproducono la realtà facendo sfoggio di bravura. Io, invece, lo uso per dipingere sensazioni che mi vengono da dentro, come credo debbano fare gli artisti. Io ho qualcosa da dire, non da descrivere».

Nel 2005 mi chiese di scrivere le note introduttive di una sua mostra alla Saletta d’Arte comunale di Aosta. Era un periodo complicato della mia vita e quel “Verso l’imponderabile” che scrissi ebbe qualcosa di profetico. Gli piacque molto, al punto che ne citava spesso alcune frasi.

La fuga dei poeti romantici

“La società contemporanea – avevo scritto-sta vivendo il dissolversi delle certezze dell’ultimo mito al quale si era aggrappata: la tecnica. Davanti all’uomo moderno non si intravede più il sol dell’ad-venire del progresso ma, piuttosto, il senza confine di un avvenire indeterminato ed imponderabile. Una mancanza di limite che lo condanna a non toccare mai terra, a ritrovarsi sempre sulla frontiera, ad essere in perenne viaggio verso mete che svaniscono. E’ quanto si respira in questa serie di acquarelli di Franco Grobberio che brulicano di poeti, filosofi, pensatori, scienziati, ma, anche, di gente comune che, scontenta del mondo e del modo in cui vive, fugge alla ricerca di qualcosa di più, di qualcosa di meglio.

Tutti sospesi tra cielo e terra: chi su un’altalena, chi sui trampoli, chi su un albero. Perché così è più facile guardare lontano, superare confini ed ostacoli, trovare una via di fuga.

Un anelito di dissolvenza che Grobberio- artista per il quale la leggerezza, come scriveva Montale, più che una virtù è destino– rende con una pittura smaterializzata che si illumina di azzurro, ocra, rosa, rosso.

Solo ciò che serve

Essenziale come il silenzio di un viaggio interiore. Di quelli che richiedono un bagaglio leggero. “Solo ciò che mi serve” recita, non a caso, il titolo di uno dei suoi quadri preferiti in cui ha raffigurato un pastorello che guida una carovana di cavallini, su ognuno dei quali c’è un simbolo che ha un suo piccolo/immenso, valore: una stella, una luna, una chiocciola, un uccellino, un paio di occhi.

Punti di riferimento sicuri da cui partire per avvicinarsi ai grandi misteri dell’esistenza. Perché, come i suoi quadri sanno suggerirci, è guardandosi dentro che ci s’infinita“.

Lettore leggero
Don Chisciotte

Ne scrissi l’ultima volta nel luglio dello scorso anno quando espose i 24 acquerelli di “Scenari della leggerezza” all’Antica Latteria di Etroubles per l’Associazione culturale ArtEtroubles.

«Lo scopo del mio giocare con l’arte– mi spiegò- è quello di dare vita, da bricoleur quale sono, a personaggi e scenari a metà strada tra il reale e l’immaginario. Un mondo in cui entrare con animo semplice e sguardo aperto al meraviglioso e al fantastico. Trovo ispirazione soprattutto dal mio modo di voler essere nella vita: sereno e in pace con il mondo. Nascono, così, i miei poeti, i pensatori distratti e innamorati della vita e i viaggi leggeri di uomini in cerca di bellezza e di quella poesia ingenua che mi da serenità e gioia».

Gli preparai anche un video dei quadri esposti con una colonna sonora di Arvo Part. Lo apprezzò molto.

Nato ad Aosta il 4 settembre 1945, Franco Grobberio è morto, dopo lunga malattia, il 5 febbraio 2023.

I colorati Dahu che dal 2000 Franco Grobberio espose all’aostana Fiera di Sant’Orso

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