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Arte

ARTE (21) Dai cartoons al legno, gli animali che emozionano di IRENE TARTICCHIO

«Non guardiamo indietro. Andiamo sempre avanti perché siamo curiosi, e la curiosità ci porta verso nuovi orizzonti.» E’ una massima di Walt Disney che la torinese Irene Tarticchio potrebbe sottoscrivere. Li separa qualche decennio (e qualche miliardo di dollari), ma li accomuna il fatto che hanno cominciato entrambi disegnando cartoni animati. Di un certo livello anche per Irene. Come, per citarne alcuni, “La Gabbianella e il gatto”, “Lupo Alberto” e “La Pimpa”. «Ho cominciato nel 1995 per caso.- racconta la disegnatrice- A Torino Comics ho conosciuto il regista Enzo D’Alò e il direttore delle animazioni Silvio Pautasso che mi assunsero per disegnare i personaggi de “La freccia azzurra”. Tra i tanti premi che vinse ci fu il David di Donatello per la colonna sonora di Paolo Conte, che conobbi.» Ma Irene ha avuto la fortuna di confrontarsi anche con Luis Sepulveda quando, nel 1998, disegnò La Gabbianella e il gatto”, film di grande successo tratto da un romanzo dello scrittore cileno. C’è qualche personaggio da te disegnato a cui sei legata? «Mi piacciono soprattutto i cattivi.– confessa- Tipi come il dottor Scarafoni de “La Freccia Azzurra” o Grande Topo de “La Gabianella”. Anche perché quelli dei cartoons non sono mai troppo cattivi, ma hanno un lato buffo che, insieme ad una maggiore espressività, fa sì che siano più divertenti da disegnare.» La curiosità di nuovi orizzonti, di cui sopra, l’ha, a un certo punto, spinta a sperimentare altre forme di espressione artistica, avendo sempre come soggetto gli amati animali. «Dopo aver provato varie tecniche, mi sono indirizzata verso l’olio su velluto, il cui nero profondo esalta la matericità dei colori ad olio restituendo un effetto luminoso e cangiante.» Dal 1999 la passione per la montagna (e per il marito, Andrea Capacci) l’hanno spinta verso la Valle, dove si è stabilità definitivamente nel 2004, cominciando a lavorarvi come grafico e web designer. La “pulsione fisiologica” verso nuove esperienze e gli animali non ha, però, tardato a spingerla a cimentarsi nella scultura del legno. Appresa la tecnica frequentandoi corsi regionali e la scuola di Franco Crestani, l’ha messa al servizio della propria sensibilità ed esperienza. Il risultato sono colorate ed espressive sculture e bassorilievi che hanno come protagonisti eleganti e sinuosi gatti, giocherelloni ed affettuosi cani, famiglie di gufi ma, anche animali tipici della Valle come l’aquila, le mucche e, soprattutto, le marmotte (che nell’ultima Fiera di Sant’Orso hanno spopolato coi costumi tipici di Cogne ed Ayas). Sono arrivati anche i premi: alla mostra-concorso “Noel au Bourg 2010” di Bard e alle due ultime mostre concorse estive aostane. Nel 2010 ha convinto anche l’ipercritica Patrizia Nuvolari, che nel suo blog “Patuasia” l’ha premiata per avere “coniato un linguaggio contemporaneo che si ispira all’immaginario infantile dei cartoni animati”. «Indubbiamente la scultura è più materica– conclude la Tarticchio- ma per farla mi ha aiutato il senso della tridimensionalità indispensabile per disegnare i cartoni animati. Sono opere fatte con amore e il complimento più bello che mi hanno fatto è che emozionano.»


2 commenti

  1. Ciao Gaetano, ho avuto modo di vedere le sue opere durante l’ultima fiera…hanno subito attirato la mia attenzione. Devo dire che, Irene Tarticchio è veramente brava!

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