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Musica Classica

I giochi d’azzardo sulla tastiera di BORIS BEREZOVSKY

Il pianista russo Boris Berezovsky ama il gioco d’azzardo. Sui tavoli verdi dei Casinò di tutto il mondo, ma, anche, sulla tastiera. Quando, però, si avventura in spericolate avventure su quest’ultima può contare su una tecnica ed un’energia formidabili che lo hanno fatto accostare ai grandi pianisti russi del passato. Le sue credenziali sono, d’altronde, di tutto rispetto, a cominciare dalla medaglia d’oro nel 1990 al Concorso Cajkovskij di Mosca. La vinse suonando l’odiato concerto per pianoforte di Cajkovskij («mi veniva quasi da vomitare prima di andare sul palco a suonarlo, perché lo sentivo come una musica propagandistica del regime sovietico, visto che molte cerimonie iniziavano con queste note»). Da allora ha girato il mondo esibendosi con le migliori orchestre del panorama mondiale ed incidendo cd premiatissimi (lo scorso anno un suo cd con la “Sonata in si minore” di Liszt ha vinto l’Editor’s Choice di Gramophone) . Non sappiamo se l’abbia fatto per fare una capatina nel vicino casinò di Saint-Vincent, ma il 3 marzo Berezovsky era ad Aosta, dove al Théâtre de la Ville si è esibito per la Saison Culturelle in una delle sue “specialità”: i 12 Studi d’esecuzione trascendentale” di Liszt (e, tanto per gradire, nel pirotecnico Mephisto Valzer I). Un’oretta di mirabolanti virtuosismi affrontati con stupefacente facilità e l’impassibilità del giocatore di poker. Ha spiegato, infatti, che «l’aspetto più difficile di suonare questi pezzi tecnicamente eccitanti è non perdere la testa, controllando le emozioni. Il virtuosismo mi permette di andare al di là delle difficoltà tecniche dei brani per scoprire quello che c’è sotto il loro aspetto spettacolare: sentimento, emozione, dramma» Il tutto senza nessun spartito sul leggio, ma facendo affidamento su quella che lui chiama “fingertip memory” (memoria in punta di dita). «La mia tecnica è migliorata rispetto a qualche anno fa– ha dichiarato- Credo di poter sostenere questo livello tecnico fino ai 50 anni (ne ha 42: n.d.r.) perché dopo non sarà facile avere la stessa resistenza.» “Dopo”, potrà, comunque, continuare ad eseguire i pezzi fatti come bis (“Asturias” di Albeniz, un Preludio di Gershwin ed una Danza Ungherese di Brahms) in cui la sua sensibilità è stata meno offuscata dall’abbagliante tecnica. Finché, “fatti un sacco di soldi”, potrà coronare il suo scopo nella vita: «ritirarsi sull’Adriatico diventando un leggendario eremita


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