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TITOR: i viaggiatori nel tempo e nei generi musicali fanno tappa ad Aosta

Nell’anno che, secondo una profezia Maya, potrebbe portare alla fine del mondo, una parola di speranza viene da John Titor, crononauta (cioè viaggiatore del tempo) che, tra il 2 novembre 2000 e il 24 marzo 2001, raccontò su alcuni forum internet il nostro futuro. Lo conosceva, del resto, bene, visto che asseriva di provenire dal 2036.

La notizia buona è che, secondo Titor, il mondo, non finirà nel 2012. La notizia cattiva, invece, che scoppierà una guerra civile americana che, globalizzatasi con l’intervento dei russi, porterà a tre miliardi di morti ed un ritorno ad una vita rurale e mezzi di locomozione come biciclette e cavalli. Questa e altre profezie di Titor hanno provocato critiche e scetticismo, ma, anche, grande interesse e studio.

Sono alla base anche della musica dei  Titor, quartetto torinese che il 10 febbraio si è esibito all’Espace Populaire per “Espace Indie Friday”con Sabino Pace (voce), Sandro Serra (chitarra elettrica), Francesco Vittori (basso) e Giuseppe Azzariti (batteria). «Riprendendo alcuni spunti di questo mito internet– ha spiegato Pace- abbiamo voluto dare una lettura sociopolitica dell’attuale società globalizzata che si basa sul consumo e l’uso non attento del capitale umano ed economico.» Ne è venuto fuori un mini concept cd, “Titor, dal 2036”, nella cui title track riprendono una frase di Titor: “ogni cosa possibile può succedere e succederà”. «E’ legata alla teoria del multiverso– ha continuato Pace- per cui ogni situazione può evolvere in più d’una direzione, con tante vite parallele in cui le cose possono andare in maniera diversa,. Peggio, ma, perché no, anche meglio.»

Al tema è legato anche il titolo del loro primo album, “Rock is back”, che sarà pubblicato ad aprile dalla INRI, la stessa etichetta dei Linea 77. «Anche musicalmente è un ritorno al passato, perché vogliamo riprendere le sonorità del grande rock anni Settanta alla luce delle nostre esperienze personali che affondano negli anni Novanta. La nostra musica è figlia di influenze che vanno dall’hardcore alle sonorità più estreme, dai Black Sabbath a Refused e At the drive in.»

Ad Aosta c’è stato spazio anche per una cover di Ivan Graziani, che in Italia è stato uno dei pionieri dell’attitudine punk. Prima ancora di Enrico Ruggeri, che in una canzone canta: “sono stato punk prima di te”. «Ruggeri– ha scherzato Pace- i Titor sono viaggiatori del tempo, per cui, in ogni caso, suonavamo punk quando tu non eri nemmeno nato.»

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