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Cantautori

Le due anime della cantautrice MARGOT GALANTE GARRONE

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Ha collaborato con Giorgio Gaber e Luigi Tenco, avuto note di copertina di Italo Calvino e “parolieri” come Franco Fortini. Per non parlare dell’esperienza coi Cantacronache, il gruppo di giovani intellettuali torinesi che, tra il 1958 ed il 1962, oppose l’idea di una musica intelligente «che spiegasse che esistevano guerra e consumismo, terzo mondo e morti sul lavoro» alla “gastronomica” canzonetta nazionalpopolare degli anni del pre-boom.

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MARGOT con LUIGI TENCO

Questa è solo la parte più eclatante della carriera artistica della cantautrice MARGHERITA GALANTE GARRONE, nota con lo pseudonimo di MARGOT (Torino, 21 febbraio 1941- Venezia 23 agosto 2017).

Oltre ad avere pubblicato tredici dischi e due CD, ha, infatti,  creato una compagnia teatrale, fatto quattro regie di teatro d’opera e 26 regie di teatro, e tanti spettacoli. Un estro artistico in parte spiegabile coi “magnanimi lombi” culturali che può vantare in famiglia: è figlia del magistrato e politico  Carlo Galante Garrone, nipote dello storico Alessandro, moglie del cantautore Sergio Liberovici e madre di Andrea, anche lui cantautore.

Canzoni di una coppia

Autrice dei versi e della musica delle sue canzoni, oltreché interprete,- ha scritto di lei Italo Calvino nelle note dell’album “Canzoni di una coppia” del 1961- Margot ha due anime: quella barricadera, che l’ha portata, dai suoi esordi col gruppo di “Cantacronache”, a riprendere la tradizione dei “canti di protesta” di tutti i tempi e di tutti i paesi; e quella intimista, attenta a tutte le sfaccettature e gli spigoli della quotidiana psicologia coniugale… e, forse, è proprio da questa Margot degli interni casalinghi, delle finestre cittadine, delle stanze d’albergo, con tutta la sua sensibilità per l’insoddisfazione nascosta sotto le ore apparentemente più tranquille e contente dei nostri tranquilli e contenti contemporanei, è proprio da questa Margot che matura ed esplode l’altra, quella delle canzoni di ribellione. ”

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Proprio in “Canzoni di una coppia” è contenuta una delle sue canzoni più celebri: la ballata protofemminista “Le nostre domande”.

Forse una donna vuol sapere troppo, ma anche tu vuoi sapere e non lo chiedi che cosa pensi quando non mi vedi, che cosa vedi quando guardi me”, vi recita un testo di Franco Fortini in largo anticipo sui tempi.

«Se queste canzoni possono far pensare a Brassens,- scriveva Margot nella copertina dell’album- è perché il mondo di entrambi è molto simile; c’è in me, come in lui, il sentimento degli affetti semplici, delle cose di tutti i giorni; e poiché queste cose, che parlano di giornate un po’ tristi, di amici che se ne vanno, di amori che non sanno più leggersi dentro (e forse non lo vogliono neppure) non possono venire urlate, scandite, piegate a un ritmo violento, forse per questo il mio stile può ricordare quello di Georges Brassens.»

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Del suo “primo e unico” modello Brassens nel 1961 registrò quattro canzoni, mentre di un altro grande di Francia, Boris Vian, la cantautrice è stata la prima ad incidere in Italia, nel 1964, la famosa “Le déserteur“. «E’ stata una scelta del tutto casuale– ha confidato- avevo ascoltato il disco di Vian, mi era piaciuto moltissimo, e ho pensato di cantarla ed inciderla. Tutto qui. Le traduzioni che poi ne hanno fatto non mi sono piaciute per niente

Diradata l’attività musicale, dagli anni Ottanta aveva preso, invece, sempre più piede l’attività di regista teatrale, che l’aveva portata, tra l’altro, alla fondazione, nel 1987, del Gran Teatrino La Fede delle Femmine, con sede alla Fondazione Cini di Venezia, dove, con Paola Pila e Margherita Beato, ha realizzato spettacoli di marionette.

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Negli ultimi anni, infine, le era ritornato il ghiribizzo di comporre e cantare. «La voce è rimasta, la voglia di cantare anche, e allora, perché, oltre al teatro, non cantare e non suonare?», mi aveva detto. Aveva, così, inciso due CD per l’editore Nota di Udine (“Margot” e “Il Vespro vermiglio”) e registrato un centinaio di video di sue canzoni che si possono vedere sul suo canale YouTube o sulla sua pagina Facebook “Le canzoni di Margot”.

Nei brani, in gran parte inediti, riveste con musiche semplici, ma non banali , testi di un certo spessore, passando dalla musicazione di poesie di Trilussa, Gozzano e Zanzotto alla tenerezza per animali come i colombi veneziani o la sua Titina, dalla rilettura di pagine storiche (come “Occhi del popolo. Il processo di Giovanna d’Arco”) all’attualità che commenta con sarcasmo grazie a instant song come “L’abatino (“mio caro Matteo Renzi che cosa mai sentenzi?”), “I Traditori” (“lo diceva Veronica Lario che da tempo tu eri malato, ma non è per pietà che il Senato la tua decadenza votò), “A un pescatore di voci bianche” (contro la pedofilia dei preti) e “Via le grandi navi da Venezia”.

Quest’ultimo filone culminò cono l’ invettiva “avvelenata” di “Sfogo” in cui se la prende un po’ con tutti (“poeti fetenti, ipocriti lettori, ministri puzzoni, preti rompicoioni… “)

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PREMIO TENCO 1975– MARGOT (in piedi) con Antonello Venditti, Francesco Guccini, Ernesto Bassignano, Paolo Pietrangeli, Claudio Lolli, Angelo Branduardi.

La biografia in versi scritta nel suo sito (www.margotgg.it )  si concludeva con un accenno alla morte, poi avvenuta nella notte del 22 agosto 2017: “Che se poi invece dovesse finire / pria del previsto, dovendo morire / si potrà dir che ha lasciato alle spalle / molte creazioni, e non solo farfalle. / Basterà legger la sua biografia / su questo sito (per vasta che sia) / per farsi una vaga idea di Margot / e delle cose che a tutti donò. / E a questa lapide lei pensa spesso: / “Fu troppo brava per aver successo”…”

MARGOT a 22 anni in “Canzonetriste” nall’unica puntata rimasta di “Canzoniere Minimo” di Giorgio Gaber.

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