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Cantautori

Quella volta che il musico vagante FRANCESCO GUCCINI approdò a Saint-Vincent

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1 Francesco-Guccini okNell’anno 2003 di nostra vita, lui, Francesco Guccini, poeta e musico vagante, nonchè “piccolo baccelliere”, approdò nuovamente in terra valdostana.

Con il suo fardello di canzoni d’amore, di rabbia e altre sciocchezze che l’11 aprile infiammarono di passione l’aria di un Palais Saint-Vincent colmo di quasi duemila anime, accorse ad omaggiare l’abilissimo “burattinaio di parole”, maestro nel gioco di “saper usare o no di un certo metro” e nel riuscire a trasformare le canzoni da stelle filanti in comete.

E’ un po’ quello che, per esempio, le è successo con “Dio è morto”, una di quelle canzoni che, col senno del poi, suonano profetiche. Non è vero? «Non è che abbia inventato niente– si schermì- I danni del consumismo erano, infatti, cose delle quali in quegli anni si parlava. E’ chiaro che quando si scrive una canzone si pigia sul pedale dell’acceleratore… il che detto da me che non ho la patente…». Come, non ha la patente? «Se è per questo non ho neanche telefonino, computer, internet ed e-mail. Non voglio sapere niente di quelle cose lì, sono uno della vecchia generazione.»

IMG_5048Un “vecchio” (all’epoca aveva sessantadue anni) che, però, in compenso, ha sempre avuto un canale privilegiato di comunicazione con i giovani. L’aveva sancito l’anno prima l’Università di Modena e Reggio Emilia conferendogli la laurea ad honorem in Scienze della formazione con la seguente motivazione: “le sue parole sono preziosissime per far sì che le giovani generazioni non si smarriscono nel cupo tunnel dei disvalori”.

Dottor Guccini,- scherzai-che ne direbbe se parlassimo un po’ anche di musica?Per quello ci sono i miei musicisti. Non mi ritengo un musicista. Più che un grande ascoltatore di musica sono un grande lettore. Le canzoni nascono spesso da suggestioni letterarie, quasi mai musicali. Ascolto musica quando, in tournée, mi sposto in automobile. Il Cd mi imbarazza, faccio fatica a metterlo su per ascoltarlo, una volta, quando c’era il giradischi, era più facile.»

Negli ultimi anni, ha pubblicato più libri che dischi, si è disamorato del cantare e suonare? «No, anzi un po’ mi è mancato il girare per concerti. E’ che mi ha incuriositoun diverso uso della lingua. Nei romanzi posso essere più sperimentale e dilungarmi, invece la canzone deve essere uno strumento sintetico per volare via facile. Solo a volte, e con moderazione, ho sperimentato anche con lei

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