C’era aria di neve ad Aosta il 13 febbraio, l’atmosfera giusta per ricordare Sergio Endrigo, uno dei più bravi tra quei giovani musicisti per cui, agli inizi degli anni Sessanta, fu coniato il termine di “cantautore”.
«Il migliore», come, qualche anno fa, mi aveva confessato il suo illustre collega Bruno Lauzi, ricordando la sensazione destata dal suo primo LP solista, pubblicato, nel 1962 che snocciolava capolavori come “Io che amo solo te”, “Aria di neve”, “Via Broletto 34” e i “I tuoi vent’anni”. Pezzi caratterizzati da bellissime melodie e testi che sapevano parlare d’amore in modo non convenzionale, evocando di “notti bianche” che alludevano al sesso o raccontando il delitto passionale di una bimba volubile che quando l’amante la bacia “ride e parla d’altro o mangia noccioline.”
Erano, poi, venuti, i successi sanremesi (primo nel 1968 con “Canzone per te”, secondo nel 1969 con “Lontano dagli occhi” e terzo nel 1970 con “L’arca di Noè”), l’impegno politico, il rapporto con poeti del calibro di Pasolini, Ungaretti, e Gianni Rodari (dal cui sodalizio nacque la fortunatissima “Ci vuole un fiore”) e l’apertura alle musiche del mondo, in particolare al Brasile di Vinicius de Moraes e Toquinho, (coi quali erano nate canzoni come “La casa” e “Il pappagallo”) . L’involuzione commerciale dell’industria discografica l’aveva, però, condannato ad un progressivo oblio, completato con la morte avvenuta il 7 settembre 2005 .
Troppo serio, per un dolce paese “dove chi sbaglia non paga le spese. Dove chi grida più forte ha ragione”. Troppo onesto per vivere “all’ombra di troppe false promesse”. Troppo vero per muoversi tra “melma e pantano dove i furbi riescono a sguazzare e anche nuotare.” Più che un “come eravamo” la serata organizzata alla Cittadella di Aosta il 13 febbraio è stata, quindi, un “come dovremmo tornare ad essere”, recuperando, sia musicalmente che umanamente, quella verità persa.
Il successo riscosso, nonostante la concomitanza della serata finale del Festival di Sanremo e della partita Juventus-Napoli, conferma che l’idea di Francesco Lucat di ricordare Endrigo ed il suo mondo era giusta. Per realizzarla mi sono affidato ad una semplicissima regola ribadita sul palco sanremese da Ezio Bosso “la musica, come la vita, si puó fare in un solo modo: insieme.” Che, poi, era quello che Endrigo ripeteva in “Girotondo intorno al mondo”: “se tutta la gente si desse la mano, se il mondo, veramente, si desse una mano.” Ho chiamato, quindi, ad aiutarmi alcuni musicisti valdostani che ,oltre che per bravura, si distinguono per generosità d’animo.
Ne è nato uno spettacolo bello perché vero e nuovo perché al di fuori di schemi e abitudini. Lo confermano le tante “prime volte” che lo hanno contraddistinto: la prima volta come presentatrice e cantante dell’attrice Livia Tarufi, la prima come bassista della cantante Elisabetta Padrin, la prima in un repertorio non “solodeandrè” del trio Pilon-Faccini-Ferrini, la prima in uno spettacolo pop del concertista classico Davide Sanson, la prima di Davide Dugros in una canzone, “Lontano dagli occhi”, che potrebbe accompagnarlo a lungo, la prima della piccola Lilou Fernandes, che dopo aver cantato “La casa” in brasiliano, si è sdraiata comodamente sul palco. Per non parlare di D’Aramis, splendido dalmata di 4 anni di Tiziana Provenzano, che, in “Ci vuole un fiore”, è stato tra i solisti dell’Ecole du Rock, realtà didattica importante che nella Cittadella ha sede.
Il risultato ha dato ancora una volta ragione ad Endrigo, che in una delle sue ultime canzoni, cantò: “Senza rimpianti e nostalgia altre emozioni verranno. Te lo prometto amica mia.”
Le foto non mie sono di Nadia Camposaragna, Elisabetta Casarin, Franco Zanin, Nicoletta Biancalana e Max Monticone.
SCALETTA
Francesco Lucat – “La ballata dell’ex” e “Tango rosso”
Ecole du Rock – “Ci vuole un fiore”
Solidea Podda e Beppe Barbera – “Aria di neve” e “Dove credi di andare”
Donatella Chiabrera e Beppe Barbera – “Bassi fondali” e “Uomini”
Gli Arca di Noè (Livia Taruffi, Beppe Barbera, Elisio Fernandes, Gaetano Lo Presti) – “La casa + Il pappagallo” e “L’Arca di Noè”
Davide Sanson e Francesco Lucat – “Viva Maddalena” e “Nelle mie notti/Il Postino”
Giorgio Pilon, Alberto Faccini e Pino Ferrini – “Teresa” e “Adesso sì”
Elisabetta Padrin, Luca Consoni e Gianluca Carere– “Io che amo solo te” e “Mani bucate”
Davide Drugos – “Canzone per te” e “Lontano dagli occhi” (con Arianna Capua, Pierre Rossini e Martina Trevisan)