
Cyberbullismo. Per molti è una parola, diventata di moda dopo che la napoletana Tiziana Cantone, non reggendone la violenza, il 13 settembre ha posto fine alla sua vita. Per la sua quasi coetanea Marica Innocente è una tunnel buio che l’ha portata alla depressione e ad un tentato suicidio. «Nel 2010 ho fatto un breve testamento– racconta l’aostana- poi ho bevuto tutto ciò di alcolico avevo in casa ed ho preso tutti i medicinali che avevo a disposizione. Quando mi sono svegliata, ero disperata all’idea di dover affrontare ancora la mia vita, e la mia stalker.» Il sordo rancore di quest’ultima aveva fatto sì che, dopo due anni di calunnie e persecuzioni, la stalker avesse recuperato alcune immagini del profilo FetLife (una piattaforma web per sadomasochisti) della Innocente. «Il mio essere una pervertita all’epoca si limitava all’essere molto sottomessa al mio partner e ricevere un paio di sculacciate.- spiega quest’ultima- Una ragazza gelosa di me ne ha fatto degli screenshots che ha spedito alla mia famiglia. Non contenta, ha setacciato il web per trovare tutto ciò che considerava anche solo vagamente erotico per inviarlo ai miei colleghi e conoscenti. Ho così perso il lavoro in uno studio grafico di Milano, dove ho vissuto dal 2007 al 2014, e interrotto i rapporti con la mia famiglia. Non avendo più nulla da perdere, ho fatto outing sulle piattaforme sociali con nome e cognome reali, non nascondendo piu’ il fatto che fossi una modella di nudo erotico e BDSM (acronimo di Bondage, Dominazione, Sadismo e Masochismo).»


Questa attività l’ha messa in contatto con una serie di fotografi, come Leonardo Corallini e Cesare Ciccardini, interessati a modelle alternative. «Nella mia tesi di laurea alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano parlavo del tema della “dollificazione”, cioè il desiderio di diventare fisicamente un oggetto. Ho, così, affrontato un percorso fisico che da donna-bambola mi ha portato alla scoperta della mia sessualita’ liquida ed accettare il mio corpo per cio’ che e’ naturalmente.» Decisivo, poi, l’incontro con Antoine D’Agata, un controverso fotografo francese che lavora per la Magnum Photos. Con lui Marica ha fatto un workshop fotografico a Lugano, sposandone la filosofia de “il troppo non è mai abbastanza” (se lo è fatto perfino tatuare sull’addome) che ha trasformato le sue foto da cartoline perbeniste nello spietato specchio del suo caos interiore.

Dopo un percorso personale dedicato al reportage, e’ diventata collaboratrice esterna Magnum, ed è stata contattata da diversi magazine ed agenzie come Myop, Agencie Vu e The VII. Attualmente è in contatto con Christopher Morris per un reportage sulla pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei minori in Asia. «Fotografo da quando avevo 8 anni e la macchina fotografica è diventata la mia protesi. Ho una buona dialettica, ma quello che esprimo a parole è contorto rispetto all’immediatezza dei miei scatti. » Da due anni Marica vive a Londra, dove si mantiene con vari lavori. Continua a fotografare e insegna cucina vegana, ma anche bondage e pratiche BDSM. E fa la volontaria in un progetto che si occupa di persone appartenenti all’ambiente LGBTQA (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgendered, Questioning, and Allied) con problemi psicologici.

La distanza dalla Valle non ha, però, interrotto il cyberbullismo fatto di stalking, denigrazione e “impersonation” (furto d’identità). «Lo stalker vuole rubare la sicurezza della sua vittima e renderle la vita misera e insopportabile.– conclude- A chi avesse simili esperienze consiglio di raccogliere quante più prove e andare dritti alla polizia postale, per, poi, cercare il supporto di associazioni e terapisti. Non si deve assolutamente restate soli. Non chiedete, però, aiuto solo ad amici, quanto piuttosto, a professionisti, che possono avere uno sguardo distaccato sulla cosa. In particolare, ignorate il piu’ possibile lo stalker. Non cercate di ragionarci, ho provato sulla mia pelle che, purtroppo, e’ inutile.»
Per chi volesse conoscere meglio Marica: http://www.maricainnocente.net
