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Cantautori

“Atlante Samuel” ad Aosta: tra racconto, riflessioni e “busker che canta i Subsonica e Samuel”.

Samuel DSCF0196.jpgA metà tra concerto e talk show, l’8 febbraio la Saison Culturelle ha proposto “Atlante Samuel”. Sul palco del Teatro Splendor di Aosta l’architetto e designer torinese Marco Rainò ed il cantautore Samuel Umberto Romano si, sono così, ritrovati a raccontare il mondo, artistico ed umano, del quarantacinquenne frontman dei Subsonica e a riflettere sul medium “canzone”. Rainò DSCF0165.jpg«Come gli atlanti geografici sono delle registrazioni di percorsi,ha spiegato Rainò- questo spettacolo sarà un viaggio nel mondo creativo del mio socio, intorno a cui orbito più attivamente dal 2001, per essere l’Art Director dei Subsonica e del suo debutto solista, per la cui grafica ho creato un nostro codice che ricordasse quello segreto che Samuel si era inventato alle elementari per la disperazione di genitori ed insegnanti. La serata sarà una sorta di collezione e collazione di ricordi, retroscena ed aneddoti che sveleranno aspetti più o meno noti delle canzoni e del suo autore. Con la parola a preparare l’esecuzione delle canzoni di Samuel in una inedita versione acustica.» Samuel DSCF0223.jpgAlternandosi tra chitarra e tastiera (con l’aiuto di un’armonica a bocca) il cantautore torinese ha, così, fatto “il busker che canta i Subsonica e Samuel.” «Nei nostri dischi le canzoni hanno una costruzione elettronica molto importante,- ha osservato- in questa veste unplugged le riporterò, invece, all’osso, a quella forma canzone, cioè, che sta alla base della mia scritturaUn talento compositivo, il suo, messo a punto durante la gavetta autoriale fatta nella cameretta di casa. «Dai 6 ai 22 anni ho scritto canzoni in solitudine. Per me era un’esigenza fisiologica, indipendentemente dalla sua finalizzazione pubblica e commerciale. Di quell’esperienza ho, poi, fatto un lavoro.» Ha, così, elencato le radici musicali: dall’insospettabile country («senza questo background non avrei mai scritto “Dormi”») al reggae («che mi permette di essere molto melodico, quale io sono, legandomi, però, al ritmo»), da cantautori come Elliot Smith (di cui ha cantato “Angeles”) alla musica “tamarra” delle megadiscoteche. «I Chemical Brothers ci hanno mostrato come quest’ultima si potesse unire alla forma canzone, per cui, attraverso l’elettronica, coi Subsonica abbiamo cercato un nostro mondo sonoro che caratterizzasse le canzoni che già avevamo. Finché con “Microchip emozionale” ci siamo aperti emozionalmente e la parola ha assunto la stessa urgenza del suono.» Samuel P1090247.jpgMolte sono state le versioni acustiche delle canzoni contenute nel suo primo album solista, “Il codice della bellezza”, pubblicato Il 24 febbraio 2017. «Il discoha spiegato Samuel- nasce come percorso umano, in un momento in cui avevo una forte necessità di confronto con me stesso, per trasformarsi, poi, in discorso artistico, che, inevitabilmente, ha portato ad una crescita. Nel progetto c’è un Samuel a 360 gradi, perché ho scritto canzoni come facevo coi Subsonica, senza, però, passare attraverso la creatività degli altri che, inevitabilmente, modificava la mia.» Dopo tutti questi anni hai, per caso, identificato un “codice della bellezza” delle canzoni? «E’ un codice variabile che negli anni si trasforma. Ed è giusto che per un’artista sia così, perché il fermarsi, non permettendo alla propria musica di evolversi, sarebbe un sacrilegio. Il codice si trasforma, adattandosi al momento storico che stai vivendo e tentando di raccontare col tuo linguaggio quel momentoSamiel DSCF0232.jpgArrivi ad Aosta proprio nella settimana del Festival di Sanremo, cui l’anno scorso hai partecipato come solista, cosa ricordi di quell’esperienza? «Mi sono divertito molto. Ci sono andato senza pregiudizi né aspettative particolari. Non volevo fare lo “strano”, per cui ho portato “VEDRAI” che tra i brani che avevo era quello che parlava meglio il linguaggio di Sanremo, che è estremamente popolare e diretto alla parte più istintiva del pubblico. D’altronde la musica è istinto. Nell’album ci sono pezzi, come la title track, che mi piacciono di più, ma se vai su quel palco sai che, inserito in quel tipo di spettacolo, devi fornire un tassello che ti rappresenti e possa essere capito da quel pubblicoSamuel DSCF0245.jpgSty e Samuel 268081069411_4753249668224738306_n.jpg

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