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ENNIO MORRICONE: nelle mie musiche conta quello che c’è intorno al già udito

Progetto senza titolo.PNG«A casa nostra la musica è quella che si sente meno. Ennio sopporta tutti i rumori possibili, dai ragazzini che urlano all’aspirapolvere, ma appena uno comincia a canticchiare si arrabbia perché lo distrae

Di case come questa, con poca musica, ce ne sono, purtroppo, tante. Quello che “stranizza” è, piuttosto, che il padrone della casa in questione sia Ennio Morricone (nato a Roma il 10 novembre 1928), uno dei più grandi musicisti che l’Italia abbia mai espresso.

A confidare l’apparente incongruenza è stata la moglie Maria che lo ha accompagnato in Valle in occasione del concerto che Morricone ha diretto giovedì 16 luglio nella suggestiva cornice del Parco del Castello di Fenis, per il festival Musicastelle“.  Signora Maria che da qualche anno un posto importante anche in quella artistica, visto che ha  l’onore e l’onere di giudicare in anteprima le musiche del marito . «Non ha una conoscenza tecnica, ma giudica come farebbe il pubblico. Ed è severissima», ha ammesso lo stesso Maestro durante l’incontro svoltosi in un albergo di Saint-Vincent.Il cantautore Tom Waits ha detto che fare la colonna sonora di un film è come sognare il sogno di un altro, è una sensazione che ha provato anche lei? «E’ una maniera poetica per dire che lui fa quello che gli chiede il regista. Con quest’ultimo bisogna indubbiamente fare i conti perché l’opera è sua, ma non è detto che il musicista lo debba sempre seguire. Se, infatti, il regista chiede delle cose strane il compositore ha il dovere di discutere, per convincerlo a correggersi. Se, invece, chiede delle cose normali, allora il musicista può benissimo dargli conto, contribuendo, però, con un proprio apporto personale di tecnica e fantasia. In qualche caso, infine, il regista mi ha detto: faccia quello che le pare. Se ciò da una parte mi ha caricato di una maggiore responsabilità, dall’altra mi ha fatto sentire più libero facendomi ottenere i risultati migliori. Il mio intento è sempre stato scrivere musica da film che avesse una forza  autonoma. Musiche di Bach, Mozart, Mahler e altri autori classici hanno funzionato anche nei film perché si tratta di musica musica, per cui cerco sempre di scrivere la musica come se fosse preesistente al film .»Che quella di Morricone sia “musica assoluta”, che sta in piedi anche senza le immagini, lo si è potuto ancora una volta apprezzare nel corso del concerto di Fenis, dove Morricone ha diretto la “Győr Philharmonic Orchestra”, il soprano Susanna Rigacci e il Coro dell’Associazione Regionale Cori della Valle d’Aosta in sei coinvolgenti suites di temi tratti dalle colonne sonore dei suoi film. «In un’ora e quaranta ho concentrato le musiche che piacciono al pubblico ma, anche, quelle meno conosciute che piacciono a me come “H2 S”, “Per le antiche scale”, “Vittime di guerra”, “Quemada”.  Le assicuro che non è stata una scelta facileNon è, ormai, facile neanche creare musica che piaccia alla gente e sia originale, visto che, come lei ha detto, le combinazioni armoniche e melodiche tra le sette note sono ormai da considerarsi esaurite… «Oggi per il cinema si scrive musica tonale, cioè orecchiabile fatta sui sette suoni. Per continuare a fare qualcosa di originale bisogna, però, fare rientrare le melodie in altri parametri che non siano quelli classici, giocando sulla reiterazione o contrapposizione degli intervalli, sui valori e sulle pause».

O i timbri, aggiungo. Non è, infatti, un caso che in lei non si capisca dove inizi la bravura del compositore e finisca quella dell’arrangiatore… «Si, i timbri sono un’altra maniera per salvarsi dal già udito, in cui, però, si cade con facilità, specialmente nei film che devono avere una impronta popolaresca. Quello che conta non è la semplice scala di do maggiore che a volte ho usato per costruire una melodia, ma tutto quello che c’è intorno che riscatta e valorizza il pezzo.»

Non le sembra che stenti ad essere riconosciuta l’importanza che voi compositori di musica da film italiani avete avuto nella cultura del nostro Paese? «Il nostro valore sarà riconosciuto col tempo.- risponde amareggiato- Certi musicologi con la puzza sotto il naso non hanno capito che in futuro per capire il Novecento si dovrà fare i conti col cinema, che ne è lo specchio più fedele, e con la sua musica. Questa richiede al compositore una totalità di prestazioni, perché per sottolineare un’atmosfera posso scrivere un quartetto d’archi o un coro, o, come ho fatto in “Canone inverso”, una sinfonia. Ma, se serve, scrivo anche una canzone rock. Penso non ci sia nulla che dica meglio la verità, anche musicale, sull’epoca che viviamo».

“Il buono, il brutto e il cattivo” live a Fenis

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