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La “never ending story” di Bob Dylan raccontata da MICHELE MURINO

Murino P5120044Nell’introduzione al volume “Dylan. Visioni, ritratti e retroscena”, appena pubblicato da Rizzoli, il critico musicale Riccardo Bertoncelli ha scritto che Bob Dylan è diventato una scienza, Dylan-Mojola Dylanologia, che per migliaia di fans si è trasformata da passione in ossessione. Uno dei massimi esponenti di questa scienza è Michele Murino quarantacinquenne pompeiano, trasferitosi nel 1990 ad Aosta, che attraverso il sito web da lui creato  http://83.103.52.33/maggiesfarm  è punto di riferimento per i dylaniani di tutto il mondo. Al punto che Bertoncelli lo ha scelto per curare l’aggiornamento del volume di Rizzoli (originariamente pubblicato nel 2005) che raccoglie gli articoli su Dylan pubblicati dalla prestigiosa rivista inglese “Mojo” inframmezzati da bellissime foto che rendono vividissima la “never ending story” di Sua Bobbità. Murino presenterà il libro oggi, sabato 23 maggio, al circolo “Metromondo” di Milano, nel corso di una festa organizzata in occasione del sessantottesimo compleanno di Dylan. «Dylan continua a stabilire record– spiega- A 46 anni da “The freewheelin’”, con il nuovo album “Together through life”, pubblicato ad aprile, è tornato al numero uno delle classifiche americane e inglesi, stabilendo il record dell’artista più anziano che sia riuscito a raggiungere quella posizione.» Bertoncelli ha inserito un saggio di Murino su Dylan- “Highway 69”- anche nel libro “1969- Storia di un favoloso anno rock da Abbey Road a Woodstock” recentemente pubblicato da Giunti. Per il critico quello fu l’anno fondamentale della mutazione del rock che “uscendo dallo stretto ambito di musica leggera si fece calamita dei tempi, sintesi potente di novità e modernità”. In quello che fu l’ultimo anno di attività dei Beatles ed il primo di Led Zeppelin e King Crimson, oltre che dei festival di Woodstock e Altamont e della svolta elettrica di Miles Davis, Dylan tornò sulle scene dopo 3 anni di pausa spiazzando tutti con l’Lp “Nashville Skyline” e l’apparizione al Festival di Wight. «Sul palco si presentò un tranquillo signorotto di campagna che, con voce da crooner, cantava canzoni d’amore country che dicevano “stanotte voglio stare con te”. La delusione fu tale che sulle spiagge di Wight con le pietre scrissero: Qui giace Bob Dylan. Stava cercando di abbattere il suo mito di profeta che indicava la strada, ma ottenne l’effetto opposto e la scena musicale lo seguì imboccando la strada del country rock

2 commenti

  1. Io possiedo ed ho letto entrambe i libri summenzionati e, a mio avviso, sono molto, molto belli. Quello su Dylan é semplicemente spettacolare per tutto: valutazioni dei dischi, cronologie, foto bellissime, veramente eccezzionale. L’altro dedicato al 1969 é altrettanto splendido, con un’analisi molto accurata del magnifico album dei BEATLES Abbey Road ed anche di molti altri albums assolutamente magnifici, tra cui il mio preferito: LET IT BLEED. Vivamente raccomandabili, leggeteli assolutamente. Anzi, quand’é che mi scriverete un bel libro in italiano sui primi anni (ed albums) sui Rolling Stones? CIAO a Tutti Voi

  2. Buonasera sono Stefano ho bisogno del tuo aiuto per sapere se questo testo è una canzone o una poesia e quando l’ha scritta :“Preferirei costruire impugnature per armoniche piuttosto che discutere di antropologia azteca, letteratura inglese, o storia delle nazioni unite…non vorrei essere Bach, Mozart, Tolstoy, Joe hill, Gertrude Stein o James dean…sono tutti morti , i grandi libri sono stati scritti, i grandi detti sono stati pronunciati! Voglio solo mostrarvi un’immagine di quello che succede qui qualche volta, anche se io stesso non capisco bene che cosa stia succedendo…le mie poesie sono scritte in un ritmo di distorsione non poetica, divise da orecchie forate, finte ciglia, sottratte da gente che costantemente si tortura a vicenda…una canzone è qualcosa che può camminare da sola, una poesia è un uomo nudo..qualcuno dice che io sono un poeta.” Bob Dylan

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