E’ stato Giuseppe Povia ad aprire il 18 giugno l’“Aosta Sound & Jazz Festival” organizzato dalla società “3 Bite” con l’amministrazione comunale . Il cantautore milanese, che si è esibito allo Stadio Puchoz, è tornato, così, in Valle d’Aosta a due anni esatti dalla vittoria al secondo “Premio Mogol” con la discussa “Luca era gay”. La carriera di Povia è, infatti, contrassegnata dalle partecipazioni al Festival di Sanremo (dove è esploso, nel 2005, con “I bambini fanno ooh” ed ha vinto, nel 2006, con “Vorrei avere il becco”) ma, anche, dalle conseguenti polemiche.
Nel 2008, dopo essere stato escluso, in coppia con Francesco Baccini, dai finalisti dell’Ariston, diede vita alla contromanifestazione “Indipendent Music Festival”. Vivacissime, poi, le polemiche nel 2009, quando per «Luca era gay» l’Arcigay lo accusò di omofobia, e nel 2010, quando con «La verità», ispirata alla vicenda di Eluana Englaro, affrontò l’altro tema tabù dell’eutanasia. «La maggior parte degli artisti- ha spiegato Povia- scrive canzoni d’amore o parla di sé stesso, io, invece, sono sempre stato affascinato dalle tematiche sociali. Nel 2003 ho vinto il Premio Recanati con la canzone “Mia sorella” che parlava di bulimia e anoressia, anche in quel caso scatenando polemiche. Poi ho toccato il problema delle religioni che sono spesso usate per dividere, mentre è, invece, la spiritualità che unisce. E ho cantato pure il tema delle violenze sui bambini. Naturalmente mi piace scrivere anche canzoni d’amore, ma quando le ho mandate alle radio non me le hanno passate perché non facevano parlare. E, poi, non posso piacere a tutti. Se non ce l’ha fatta Gesù Cristo, che, nonostante facesse miracoli, è stato messo in croce, come posso farcela io?» Se i
suoi testi dividono, musicalmente Povia unisce più generazioni grazie ad un’accattivante invenzione melodica che dal vivo coniuga con una decisa anima rock, facendo parlare le chitarre almeno quanto i controversi testi delle canzoni. E’ stato così anche al Puchoz, dove è stato accompagnato da una band formata da Alessio Buccella (piano), Mirko Pieri (basso), Thomas Romano (chitarre), Giulio Pineschi (chitarre), Claudio del Signore (batteria) e Monya Russo (cantante).
Il concerto è stato preceduto dall’esibizione di alcuni musicisti valdostani.Hanno aperto i “Pol En tino”, il duo acustico formato da Paolo Broglio e Gabriele Martinet. Sono seguiti la cantautrice Elvira Doppiu, infermiera professionale con l’hobby della musica, ed il cantautore Philippe Milleret che, col chitarrista Giorgio Broglio, ha cantato alcune sue canzoni in patois, tra le quali “L’istouère di Campagnar é le ten de sa viya”, sulle quali si è prodotto in coreografie folk un folto gruppo di ballo country western.