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MUSICA

Gli INCOGNITO fanno ballare il Forte di Bard

Personalità sfaccettata, il cinquantaquattrenne Jean-Paul “Bluey” Maunick si occupa di musica ma, come dimostra il suo blog, non disdegna altri interessi. Una delle ultime frasi che l’inglese vi ha annotato è di Madre Teresa di Calcutta: “non possiamo fare grandi cose su questa Terra, solo piccole cose ma con grande amore”. «Vale anche per i nostri piccoli ma appassionati tentativi di aiutare gli altri con la musica. – ha spiegato- E’ anche per questo che gli “Incognito” sono sopravissuti per più di tre decenni.»

Si riferisce al glorioso gruppo inglese, di cui dal 1979 è leader, che la sera del 9 luglio si è esibito nella Piazza d’Armi del Forte di Bard nell’ambito della rassegna “Musicastelle in Blue” dell’assessorato regionale al Turismo. «Il nome– ha proseguito Maunick- è legato all’incognita che ha sempre circondato la nostra musica che non ha mai rispettato i limiti imposti da tendenze e mode.» Non le avranno seguite, ma almeno una moda, negli anni Novanta, gli Incognito l’hanno imposta: quella dell’acid jazz.

Tutto è partito dal “jazz-funk”, che, non a caso, è il titolo del loro primo cd del 1981. «Era un genere creato da musicisti che non si ballava.- ha ricordato Maunick- L’acid jazz, invece, è nato in Inghilterra dai dj che lo resero ballabile “pompando” la parte ritmica e combinando il funk con il Latino e la Disco.» Il nome, acid jazz, lo coniò Gilles Peterson, un dj che nel 1989 fondò l’etichetta “Talkin’ Loud” per la quale, nel 1992, gli “Incognito” incisero il cd “Tribes, Vibes + Scribes” che contiene il loro più grande successo: la versione di “Don’t You Worry ‘Bout a Thing” di Stevie Wonder. «Le canzoni di cui facciamo una cover devono essere parte della nostra storia personale.- ha continuato Maunick- Perché sotto la superficie della nostra musica ci sono le nostre vite, l’anima, la passione e la completa dedizione a funk e jazz. Il pezzo di Stevie Wonder è stato la colonna sonora della mia vita ben prima che decidessimo di farla. E’ stato bellissimo quando lui ci ha fatto una sorpresa, salendo sul palco della House of Blues di Los Angeles per cantarla insieme a noi.»

Wonder (di cui a Bard hanno cantato anche “As”) è, naturalmente, in cima alla lista degli artisti che li hanno ispirati, insieme a Chaka Khan, gli “Earth, Wind and Fire” e altri musicisti (anche meno conosciuti come Patrice Rushen and Banda Black Rio from Brazil) che ascoltavano nei vecchi vinili provenienti dagli Stati Uniti cui hanno dedicato l’ultimo cd “Transatlantic R.P.M.”. Quali sono stati gli elementi che hanno contribuito al successo degli “Incognito”?, abbiamo chiesto. «Voci incredibili come Jocelyn Brown e Maysa e le collaborazioni di alcuni dei più importanti musicisti del mondo. Poi, anche, i remixes di gente come David Morales e Masters at Work op people. Ma più di tutto i nostri concerti che ci permettono di stare sempre in contatto col pubblico.» A Bard, oltre a Maunick, si sono esibiti le cantanti Vanessa Haines, Lorraine Cato Price, Chris Ballin e Mo Brandis e gli strumentisti Pete Ray Biggin (batteria e percussioni), Matt Cooper (tastiere), Julian Crampton (basso), Sid Gauld (tromba), Alistair White (trombone) e Jamie Anderson (sax & flute). Una gioiosa macchina da musica ( e di spettacolo) che, nonostante la pioggia, non ha tardato a scatenare i presenti con una scaletta di canzoni vecchie e nuove accomunate da un’energia contagiosa. «Ci siamo divertiti un sacco, condividendo un’atmosfera di festa.- ha commentato Maunick- In molti paesi abbiamo già suonato in vecchi castelli e fortezze mlitari, e sono molto contento che la musica possa diventare protagonista in questi edifici nati per la guerra. Questo è progresso!»

1 comment

  1. non potevi scegliere un titolo più consono per questa serata
    in compagnia degli Incognito…esperienza bellissima che neanche
    la pioggia è riuscita a rovinare…anzi!!! complimenti per l’artico e per il video.
    lo

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