Il 29 novembre scorso il cantautore patoisant Philippe Milleret ha festeggiato i 34 anni presentando, a La Cave di Aosta, “Dzenta Vallaye”, il suo terzo cd, registrato e arrangiato da Simone Momo Riva nel suo TDE studio.
E’ stata una serata “esagerata” per durata ed ospiti (tra gli altri alcuni membri de L’Orage), come “esagerato” è Milleret, un tipo che non ama le mezze misure.
Lo ha dimostrato negli sport praticati (è stato campione italiano di braccio di ferro) e nell’impegno politico (da leader della contestazione studentesca del 1998 agli esami di maturità a fondatore del movimento indipendentista Pays d’Aoste Souverain). Ma, tutto sommato, Philippe è esagerato anche nella musica, teso com’è a coinvolgere il pubblico in un’atmosfera festosa con canzoni in cui canta ciò che è.
Festa che si respira anche nelle 10 tracce di “Dzenta Vallaye”. «Negli ultimi tre anni ho fatto un centinaio di live ed ho capito che la gente vuole cantare e ballare.- spiega Philippe- Quasi tutte le canzoni del cd sono state testate dal vivo e scelte per il riscontro avuto, oltre che registrate quasi in presa diretta per preservarne la spontaneità.»
Tra le più gettonate dal vivo ci sono, naturalmente, le tre cover di classici patoisant (“Dzenta Vallaye”, “Desarpa’n’roll” e “Beurta buitche d’eun rat”, quest’ultima parodia di “Speedy Gonzales”), attualizzate con le coinvolgenti ritmiche country ska, rock’n’roll e reggae che caratterizzano i restanti brani originali.
Sarebbe, però, riduttivo etichettarlo come un cantante folk patoisant, perché nel cd si intravede il tentativo di imboccare nuove direzioni.
Per quanto riguarda i testi, per esempio, usa per la prima volta l’italiano in due brani (lo swing “Sogno d’autunno”, dedicato alla compagna, ed il rock “Cosa mi fatto baby?) e approfondisce l’impegno sociale nel blues “La rova di ten (La ruota del tempo)” (che mette in guardia dai pericoli del progresso tecnologico) e nella ballad d’atmosfera “Rapellade-Vo” (che parla della solitudine degli anziani abbandonati nelle case di riposo). Nell’iniziale “La Grandze didateucca (La fattoria didattica)” parla, poi, della sua esperienza con le scolaresche che visitano Le Bonheur, l’agriturismo che gestisce a Fenis.
Musicalmente, invece, la “cura Momo Riva” ha segnato una sterzata dal rock-blues canonico verso atmosfere funky che, in particolare, infiammano “L’Armando” (che racconta la sbornia di un suo amico deejay), mettendo in risalto la bravura dei musicisti della band che l’ha accompagnato nel cd: il tastierista Ivan Colosimo, la batterista Elena Frezet e il bassista Marc Magliano.