Ha dovuto aspettare il 13 marzo 2015 il cantautore Francesco Cieri, in arte Francesco-C, per debuttare alla Saison Culturelle, la più importante rassegna di spettacoli della Valle d’Aosta.
C’è arrivato con almeno 15 anni di ritardo da quando lo avrebbe meritato, visto che è stato il primo musicista valdostano ad affacciarsi con personalità sulla scena nazionale.
Risale al lontano 2000 la sua collaborazione con Boosta dei Subsonica e Roberto Vernetti, la scelta della sua “Stai contento” per lo spot televisivo della rivista “Superclassifica” ed il contratto con l’etichetta indipendente Mescal. Nel 2002, col Cd “Standard”, era, addirittura, arrivato a primeggiare nella Top Ten dei critici del mensile “Tutto”, mettendo in fila gente del calibro di Vasco Rossi e Franco Battiato.
E’ seguita una carriera “a corrente alternata” (per citare il suo più grande successo). Almeno come fortuna commerciale, perché Francesco non ha mai perso la virtù magica di creare filastrocche elettropunk apparentemente ingenue, che, insinuandosi in testa, sanno far deragliare dai binari della realtà “standard”. Dopo una fase spirituale, coi mantra elettronici dell’EP “In fondo al cuore”, il 2014 lo ha visto festeggiare i 40 anni con il ritorno al punk rock con il singolo “Io non sopporto le canzoni tristi”. Il martellante slogan è rivolto a certo cantautorato indie italiano che ha confuso l’emozione con la tristezza, e, più in generale, alle situazioni e persone tristi. Quelle che in questi 15 anni gli sono state, spesso, preferite alla Saison.
Alla fine, però, anche sul palco del Teatro Splendor è esploso il “miliardo di colori” del suo “punk rock maccheronico”, fatto di efficacissimi slogan generazionali rivestiti da musiche in perfetto equilibrio tra l’orecchiabilità del pop commerciale e l’impatto sonoro del punk. «Anni fa qualcuno mi chiamava “spaghetti Marilyn”, per dire che ero un Manson nostrano.- ha confidato- . E un po’ e’ vero, italianizzo i modelli inglesi con un lato cabarettistico tipicamente italiano. Anzi, più cresco e più divento comico, sia sul palco che nella vita.»
E’ stato, infatti, con la leggerezza ed il disincanto del pazzerello elettrico che, sul palco dello Splendor, ha snocciolato la sua infallibile sequenza di greatest hits: da “Solo Romy” a “Stai contento”, da “Ulteriormente” a “La lista della spesa”, da “Kanzone Kommerciale” ad “Amore a corrente alternata”. Sostenuto perfettamente dai fidi Laurent “Lollo” Domaine (batteria), Luca Moccia (basso) e Matteo Mossoni (chitarra). «Siamo molto attenti a “squadrare” al meglio gli arrangiamenti. In questo sono molto pignolo», ha precisato Francesco.
Significativo è stato, infine, l’inserimento della cover di “I fought the law” dei Clash per ricordare l’esordio musicale avvenuto, negli anni Novanta, proprio allo Splendor, all’epoca occupato dal collettivo anarchico “Piloto Io”. “Ho combattuto la legge e ho vinto.- cantavano i Clah- Io sono legge e quindi ho vinto.” Libertà che ha caratterizzato e segnato anche la carriera di Francesco. «Ho sempre fatto quello che sentivo.- ha confessato- Pagandone a volte le conseguenze, ma riuscendo sempre a dare alla mia musica quell’autenticità che la fa apprezzare. Perché “non perde chi perde”, come canto nel mio prossimo singolo.»