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Cantautori

Così parlò SIMONE CRISTICCHI con vista sul Gran Paradiso

116606119_10223230113490437_70669891535728946_o<Sono stato in Valle da piccolo, in colonia. E ci vorrei ritornare nei luoghi (Val d’Ayas: n.d.r.) dove è stato girato “Tutta colpa del Paradiso”, che è uno dei miei film preferiti. Sono, comunque, contentissimo di fare un concerto con vista sul Gran Paradiso>. Parola di Simone Cristicchi, che il pomeriggio di sabato 1 agosto si è esibito, per Aosta Classica, sulla terrazza panoramica di Gimillan di Cogne, con una vista mozzafiato sui massicci del Gran Paradiso e del Monte Bianco. Mozzafiato è stata anche l’intensità emotiva con la quale il quarantatreenne cantautore romano ha condotto un concerto, trasmesso in diretta da Rai Radio Tutta Italiana, in cui 17 gioielli musicali si sono alternati a poesie e momenti recitati che hanno dimostrato una raggiunta maturità espressiva. Perfetto, poi, il tappeto sonoro creato da un trio acustico composto da Riccardo Corso (chitarra, bouzouki e banjo), Riccardo Ciaramellari (piano e fisarmonica) e Giuseppe Tortora (violoncello).116548423_10223888165381835_6104952182133489571_oLei è venuto spesso in Valle, quali sono i ricordi più forti che le sono rimasti impressi? <Sicuramente quando, nel 2010, vinsi il Premio Mogol. Per me fu come una laurea ad honorem, per di più davanti a miei miti giovanili come Bennato e Mogol. Ma ricordo anche quando venni alla Saison Culturellecon il Coro dei Minatori di Santa Fiora>.

Fu allora che fu coniata per lei la definizione di minatore della memoria, per la bravura con la quale si immerge nelle gallerie del passato riportando alla luce preziosi ricordi sepolti?

<Minatore, indubbiamente, ma, anche, archeologo. O restauratore. O, meglio, rigattiere, che rimette a posto i bei mobili rovinati dal tempo. Un mestiere faticoso, ma di grande soddisfazione>.

Si riferisce a quello che ha fatto nei lavori teatrali sul disagio mentale, sull’avventura militare italiana in Russia durante la seconda Guerra Mondiale e sul dramma delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata?

<Certo. Il mio è un teatro civile, in cui alla narrazione classica ho aggiunto la musica e le canzoni. Col passare degli anni ho, poi, fatto un ulteriore passo verso il teatro di prosa puro che mi è servito per entrare nei personaggi ed imparare sempre più. Per me il teatro è un’isola in cui posso sperimentare in libertà le storie di cui mi innamoro. Per, poi, trasferire quanto imparato nei concerti, che, non a caso, infarcisco di poesie e momenti recitati>.116428061_10223888169141929_5202454342631114135_oA Cogne ha, per esempio, aperto il concerto recitando la poesia “Il primo giorno del nuovo mondo”, che tanto successo ha avuto sul web durante il lockdown. Com’è nata?

<L’ho scritta nel periodo in cui la paura era al massimo. Vi ho immaginato un ritorno alla normalità, in un mondo in cui le persone diventassero finalmente consapevoli del loro ruolo nella comunità. Il suo video è diventato virale. Come pure quello di “Vademecum per un recluso” e dell’antica favola africana “Il colibrì”. E così, nei concerti fatti recentemente, oltre ad una grande voglia di verità, ho percepito la gratitudine di molta gente per esserle stata vicino con queste mie parole in un momento delicato come il lockdown>.

Durante il lockdown ha scritto anche canzoni?

<E’ stato un tempo di grandi riflessioni e creatività, per cui ho ripreso a scrivere canzoni. Cosa che non facevo da tempo. Faranno parte di un disco che uscirà più avanti>.

A Cogne ne ha cantate due: l’iniziale Le poche cose che contanoe la finale Dalle tenebre alla luce”.

<La prima è una riflessioni sulle cose essenziali che ci servono per tornare ad essere umani. La seconda una sorta di preghiera che racconta la mia ricerca di qualcosa che superi la materia. E’ una canzone molto intensa e personale con la quale ho deciso di chiudere i concerti di questo tour>.

Se non sbaglio di preghiera laica si è parlato anche per “Abbi cura di me”, la canzone che ha presentato all’ultimo Festival di Sanremo?

<Non a caso è diventata un vero e proprio strumento di cura.Trasmessa durante le messe e nei centri di meditazione ed usata in molte scuole italiane come strumento di riflessione. Sono canzoni che esprimono la mia ricerca di un’umanità che si interroga e non è preda degli eventi. Perfette per essere cantate nei concerti che dopo il lockdown ho fatto nei monasteri o immersi nella natura come a Cogne>.

Le fotografie sono di Roger Berthod e Andrea BertallotSchermata 2020-08-02 alle 17.08.52SCALETTA

Il primo giorno del nuovo mondo

1) Le poche cose che contano

2) Mi manchi

Il colibrì

3) Angelo custode

4) Che bella gente

5)La filastrocca della Morlacca

6) Maremma amara

7) Magazzino 18

8) Io che amo solo te

9) I matti de Roma

10) Volemo le bambole

11)Studentessa universitaria (sirtaki)

12) Lo chiederemo agli alberi

13) La prima volta che sono morto

14) L’ultimo valzer

15) Ti regalerò una rosa

16)Abbi cura di me

17) Dalle tenebre alla luce

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