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Appunti di viaggio Viaggi

APPUNTI DI VIAGGIO (32)- LA MIA PALERMO (2^ parte)

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“I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria”. (Giuseppe Tomasi di Lampedusa)

)1352CE39-650F-4124-B1CC-C622E7740AE61) IL SALONE DA BALLO DE “IL GATTOPARDO”- Palazzo Valguarnera-Gangi, situato in Piazza Croce dei Vespri, nel rione Kalsa, è entrato nell’immaginario collettivo per la scena del ballo del “Gattopardo” che, nel 1963, il regista Luchino Visconti ambientò nel grande salone da ballo restaurato nel 1995. Grande 220 metri quadri e con un soffitto alto 12 metri, ha uno splendido pavimento in maiolica, realizzato a Vietri nel 1750, che raffigura la vittoria delle Aquile (rappresentazione della potenza di Palermo e della Chiesa) sul Leone (che simboleggia i Turchi). In un angolo c’è un piano Pleyel suonato da Bellini, Wagner e Rossini (che lo ha firmato).

2) LA GALLERIA DEGLI SPECCHI DI PALAZZO GANGI-VALGUARNERAE’ piena di meraviglie uniche al mondo. Come il doppio soffitto, con una prima volta traforata da nicchie asimmetriche, realizzato dal giovane architetto trapanese Andrea Gigante. La profondità è aumentata dai trompe d’œil del pittore romano Gaspare Fumagalli. Il lampadario a 102 braccia è uno dei tre più grandi al mondo, fatto dal maestro vetraio Briati di Murano.

3) PALAZZO ALLIATA DI VILLAFRANCA- Situato a Piazza Bologni, il palazzo, di origine cinquecentesca, ospitava una delle più importanti collezioni d’arte della città. Ancora visibile è la celebre Crocefissione del 1625 di Antoon Van Dyck situata nel Salotto Verde o Salottino Barocco in passato adibito a Cappella Privata. Il pittore fiammingo era giunto a Palermo per ritrarre il viceré Emanuele Filiberto di Savoia; sarebbe stato un soggiorno di poche settimane se nel maggio 1624 non fosse scoppiata la peste che uccise anche Emanuele Filiberto. Impossibilitato a partire per la quarantena, Van Dyck continuò a dipingere. Tra i tanti quadri religiosi, dipinse la Crocefissione, che è un’ex voto: nello sfondo del quadro si nota Monte Pellegrino e il porto di Palermo, mentre in primo piano, spicca il teschio senza mandibola, simbolo di Santa Rosalia, che in occasione di tale epidemia divenne la protettrice di Palermo.

4) VILLA NISCEMI- Nella Piana dei Colli, al limite del Parco della Favorita, in “mezzo al suo romantico giardino all’inglese», si trova la villa che fu per tre secoli la residenza principale della famiglia Valguarnera di Niscemi. Nel 1987 le discendenti della casata hanno venduto il complesso monumentale al Comune di Palermo che ne ha fatto sua sede di rappresentanza.

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La tavola matematica della Sala da Pranzo
Nella volta della sala delle udienze nel piano semiinterrato Giuseppe Velasquez ha dipinto un tetto crollato che lascia intravedere uno stormo di uccelli nel cielo.

5) PALAZZINA CINESE- Antica dimora reale dei Borbone delle Due Sicilie, è situata vicino Villa Niscemi. Fu realizzata da Giuseppe Venanzio Marvuglia, su commissione di Ferdinando III di Sicilia, a partire dalla casa in stile cinese del barone Benedetto Lombardo. Tra le stranezze possiamo annoverare la “tavola matematica” della stanza da pranzo. Progettata dall’architetto Marvuglia, permetteva di fare salire le pietanze dalla cucina grazie ad un meccanismo ligneo dotato di fune, pulegge e carrucole. Una volta ultimata la “portata”, i piatti ridiscendevano direttamente in cucina senza l’intervento del cameriere. Per comunicare con la servitù si utilizzavano dei campanelli e dei nastri colorati che erano associati a determinate pietanze.

Villa Favaloro

6) IL LIBERTY PALERMITANO- Tra le città leader per il Liberty in Italia, Palermo ha intere vie che sono un susseguirsi di magnifici esempi di questo stile. In questa foto di Via Dante, dove sono nato, si vedono la splendida torretta di VILLA FAVALORO, con, a lato, il prestigioso PALAZZO PAGANO e, sullo sfondo, la facciata con mattonelle bianche e rosse di PALAZZO BAROCCHIERE.

6) LA PUPA DEL CAPO- “A Pupa ru Capo” – come i palermitani definiscono la Demetra con una corona di spighe raffigurata nel mosaico Liberty davanti l’ex panificio Morello – è uno dei simboli dello storico mercato di Palermo. Fu realizzata nel 1920 da Salvatore Gregoretti come regalo di nozze del padre della sposa a Salvatore Morello, titolare originario del forno. La scritta, realizzata in caratteri d’oro, si staglia su una fascia di motivi vegetali su sfondo celeste inquadrata da due preziose cornici in azzurro, ritmate da motivi quadrati. Chiuso nel 2013 il negozio, il pannello e l’insegna sono stati smontati dalla Sovrintendenza ai Beni culturali, restaurati da Franco Fazzio e ora sono esposti a palazzo Ajutamicristo (nella sede originaria è rimasta una copia).

VILLINO FLORIO ALL’OLIVUZZA

7) IL VILLINO FLORIO– È una delle prime opere architettoniche in stile Liberty in Italia ed è considerato uno dei capolavori dell’Art Nouveau a livello europeo. Venne realizzato, tra il 1899 ed il 1902, dall’architetto Ernesto Basile per la ricchissima famiglia Florio all’Olivuzza, nei pressi della Zisa. E’ stato restaurato dopo esser stato semidistrutto, nel 1962, da un incendio appiccato da mafiosi.

8) CASA FLORIO ALL’ARENELLA- C’è stato un tempo in cui, grazie alla famiglia Florio, Palermo era tra i principali centri industriali d’Europa. Questa stupenda Casa Florio all’Arenella era il centro del loro impero. Vi fu ospitato lo Zar di Russia Nicola I, e sua moglie Alessandra vi rimase 9 mesi e volle una copia identica di questa sala a San Pietroburgo che fu chiamata “sala Renella”. Il pianoforte che si vede fu suonato nel 1892 da Brahms. La silhouette sulla finestra è Ignazio Florio.

VINCENZO FLORIO e LUCIE HENRY

9) UN AMORE COSI’ GRANDE- Il grande amore tra Vincenzo Florio e la bellissima modella francese Lucie Henry in un autoscatto degli anni Venti. Quest’ultima vendette i gioielli di famiglia per salvare Casa Florio all’Arenella dal fallimento dell’impero economico della famiglia.

TEATRO BIONDO
TEATRO BIONDO

10) IL TEATRO BIONDO- Costruito tra il 1899 ed il 1903, il Teatro era particolarmente interessante per gli allestimenti degli interni nel tipico stile Liberty della Palermo dell’epoca, andati, purtroppo in gran parte perduti nelle successive ristrutturazioni. Questa è la grande sala a ferro di cavallo con doppio ordine di palchi. E’ ormai destinato alla prosa, ma, negli anni Settanta, vi ho assistito a indimenticabili concerti. Come De Andrè coi New Trolls, il Battiato del periodo di “Fetus” e Maurizio Pollini.

CHIOSCO RIBAUDO
CHIOSCO BEATI PAOLI

11) I CHIOSCHI PALERMITANI- Il clima caldo ha fatto sì che a Palermo si diffondessero i chioschi , strutture aperte che rifocillavano i palermitani con bevande dissetanti, divenendo, inevitabilmente, punti di ritrovo. Tra i pochi rimasti in vita, alcuni sono autentiche opere d’Arte. E’ il caso del Chiosco Ribaudo  realizzato dall’architetto Ernesto Basile nel 1894 in stretto rapporto con la cornice liberty del Teatro Massimo, davanti al quale è posizionato. Dopo aver venduto bibite refrigeranti, e funto da biglietteria e da edicola, ora vende tabacchi e valori bollati. Continua, invece, ad essere un’oasi per gli assetati il Chiosco Beati Paoli dell’omonima piazzetta del Capo.

Panorama del Golfo di Palermo dalla terrazza del PALAZZO BUTERA

12) PALAZZO BUTERA- Sulla leggendaria terrazza dello storico Palazzo Butera, uno dei più sontuosi della città, che, affacciato sul Foro Italico, domina il Golfo di Palermo. Come Goethe ed il Kaiser Guglielmo II che ne furono ospiti. Come in una delle scene che vi sono state girate de “Il Gattopardo”, “Il Padrino parte III”, “Il Talento di Mr. Ripley” e “La Piovra”. Le prime notizie relative al palazzo risalgono al 1692, quando la famiglia Branciforte sceglie il sito ove sorgevano alcune case di loro proprietà per la costruzione di un palazzo cittadino che, insieme con la prospiciente Porta Felice, costituisce la quinta scenica di ingresso alla città di Palermo.

13- LE CITTA’ DEL PRINCIPE- I dipinti delle 10 città possedute dai BRANCIFORTI, PRINCIPI DI BUTERA: Mazzarino, Santa Lucia, Pietraperzia, Niscemi, Barrafranca, Grammichele, Butera, Raccuia, Militello e Scordia.

MASSIMO VALSECCHI

14) IL SOGNO DI MASSIMO VALSECCHI- A fine 2015 il palazzo dai discendenti dei Branciforte, principi di Butera è stato comprato e restaurato dal collezionista e gallerista Massimo Valsecchi. Il costo complessivo, 25 milioni, è stato in gran parte finanziato con la vendita per venti milioni di euro di un solo dipinto: “Versammlung”, di Gerhard Richter. Il suo sogno è stato trasformare uno dei luoghi simbolo della Palermo settecentesca in un laboratorio di sperimentazione culturale aperto alla città. Non un museo in stile novecentesco, ma uno spazio poli-funzionale che utilizzi la scienza, l’arte e la cultura, nelle sue molteplici interazioni tra passato e presente, come catalizzatori di sviluppo sociale del quartiere, un tempo simbolo di degrado cittadino e oggi uno dei luoghi della rinascita culturale palermitana.

15) IL MONTE DEI PEGNI DI SANTA ROSALIA- Nel cinquecentesco Palazzo Branciforte-Raccuja, ubicato in via Bara dell’Olivella e restaurato da Gae Aulenti, è presente l’imponente scaffalatura lignea del Monte dei pegni di Santa Rosalia, dove si arrampicavano gli “uomini scimmia” che riponevano o prelevavano gli oggetti depositati dai palermitani.

16) IL PIU’ BEL JAZZ CLUB DEL MONDO-E’ quello gestito dal Brass Group di Palermo, che dal 1995 fa i concerti nella chiesa scoperchiata di Santa Maria dello Spasimo,situata nel quartiere arabo della Kalsa.

17) IL DIPINTO DI RAFFAELLO- Nella Cappella Anzalone della Chiesa di Santa Maria dello Spasimo, sopra un altare marmoreo del Gagini, c’è la riproduzione del dipinto di Raffaello “Andata al Calvario”, che, trafugato, adesso è esposto al Prado di Madrid.

18) STREET ART A PALERMO- Nel 2018 il Progetto Pangrel vide 5 artisti dipingere murales su edifici della Kalsa per dare voce all’integrazione ed all’accoglienza. Ma la Street Art a Palermo è esplosa nel 2019 con la creazione di un Albo ufficiale a cui accreditarsi per poter dipingere su 24 muri autorizzati sparsi per la città, da Brancaccio a Mondello.

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