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MUSICA Teatro

L’urlo primordiale di SARAH JANE MORRIS in “Ho ucciso i Beatles”

<Stavo provando a Londra coi The Republic quando ho sentito la notizia della morte di John. Ci ha tutti devastati>. Cosi la cantante inglese Sarah Jane Morris ricorda come, l’8 dicembre 1980, reagi all’uccisione di John Lennon. All’epoca era una cantante di belle speranze, che solo nel 1986 avrebbe conosciuto il grande successo per il duetto con Jimmy Sommerville dei Communards in “Don’t Leave Me This Way”. Oggi, ad oltre quarant’anni dall’omicidio, Lennon è tornato prepotentemente nella sua vita per l’atto unico per cantante, attore e quartetto d’archi “Ho ucciso i Beatles” di Stefano Valanzuolo che il 6 novembre ha inaugurato al Teatro Splendor di Aosta la sezione Spectacle della Saison Culturelle.

Nello spettacolo Mark David Chapman (interpretato dall’attore e regista Pierluigio Iorio) ricostruisce la propria storia d’amore ed odio con la band inglese chiuso nel claustrofobico spazio della camera di detenzione (dov’è ancora rinchiuso). A fargli da contraltare i colorati campi di segale che dominano la scena rimandando al “Catcher in the rye”, titolo originale del “Giovane Holden, il cui protagonista, il giovane ribelle Holden Caulfied, è l’amico immaginario che aveva fatto compagnia a Chapman nelle ore trascorse al freddo davanti al Dakota Building di New York, in attesa che Lennon rincasasse con la moglie Yoko (quando fu arrestato, aveva ancora tra le mani il libro di Salinger). Nella lunga preparazione Chapman era andato in cerca, trovandoli, anche di molti messaggi autodistruttivi di Lennon che ne giustificavano l’uccisione: dalla dichiarazione in un’intervista “sparami, sono un violento, un alcolizzato”, al “Shoot me” di “Come togheter”, alla constatazione che “lui aveva ammazzato i Beatles molto prima di me”. Accomunati da traumi infantili, John e Mark li “risolsero” in maniera diversa: creativa, con la sua musica, Lennon, distruttiva, con 5 colpi di pistola, Chapman.

La “primal scream therapy (terapia dell’urlo primario)” dello psicologo Arthur Janov, abbracciata da Lennon nel 1970, è stata incarnata perfettamente da Sarah Jane Morris che ha scandito il racconto interpretando alcune canzoni dei Fab Four arrangiate da Antonio Di Francia per lei ed il Solis String Quartet. Dall’iniziale “Lucy in the sky with diamonds” alle conclusive “Imagine” ed “All you need is love”. Con, in mezzo, ”Come together”, “The fool on the hill”, “Hey Jude”, “Yesterday” ed “Helter skelter”.

<Conoscevo molto bene la musica dei Beatles.- mi ha detto la Morris- Ero troppo giovane per viverla quando erano in attività, per cui come cantautrice le mie prime influenze furono la Soul Music, il vecchio rhythm and blues ed artisti del calibro di Captain Beafheart e Sly e The Family Stone. Crescendo sono, però, diventata più consapevole della bellezza delle melodie e dei testi dei Beatles, ed ora apprezzo veramente il loro genio musicale>. La canzone simbolo di Lennon è “Imagine” in cui immaginava un mondo senza più ingiustizie, molto diverso dall’attuale in cui Sarah è in prima linea per difendere i diritti civili. <Il mondo è in grave pericolo. Non solo a causa del Covid, ma soprattutto per il cambiamento climatico. Sono un membro di “Music Declares Emergency” e l’incontro di questi giorni dei leader mondiali per la conferenza Cop26 a Glasgow è un momento molto importante. Il fascismo, poi, sembra crescere in tutto il mondo. Ho preso “Imagine” e, col mio braccio destro Tony Remy, ne ho cambiato gli accordi, così da potere dare un nuovo significato al testo. Ho scritto anche una parte di testo extra che affronta il problema dei rifugiati. Penso che John sarebbe stato d’accordo>. Come se ciò non bastasse, a questi problemi si è aggiunto il Covid che sta avendo gravi conseguenza anche sulla Cultura. <La Brexit aveva già danneggiato molto la mia carriera rendendo il viaggio in Europa una cosa complicata. Il Covid è sembrato un regalo del Governo per chiudere coi chiodi la bara dell’Arte. Non abbiamo mai conosciuto un momento così difficile. Il mondo ha più che mai bisogno delle Arti, quindi dobbiamo lottare per loro, anche perché la musica è il sangue che mi scorre nelle vene. Molti di noi si chiedono, però, se saremo mai nuovamente pagati adeguatamente>. Per la Morris l’Italia è una seconda patria. Oltre ad avervi vinto, nel 1991, un Festival di Sanremo in coppia con Riccardo Cocciante, ha, infatti, inanellato una lunga serie di esibizioni e collaborazioni. Nel 2009 e nel 2013 si è, tra l’altro, esibita anche ad Aosta e Bard. <Amo il vostro paese e la gente, e sono ricambiata. È una storia d’amore che dura da 41 anni. La Brexit è un tale disastro che forse un giorno io e mio marito ci trasferiremo definitivamente in Italia>.

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