“L’amore- canta Fossati- è tutto carte da decifrare”. Lo sa bene la ricercatrice Chiara Bassi che da anni prova a interpretare le misteriose traiettorie attraverso le quali il cervello gestisce sentimenti ed emozioni. A cominciare dalla passione amorosa che più di tutte ospita nelle sue viscere sia l’istinto della Vita (Eros) che quello della Morte (Thánatos). E’ stato questo il filo conduttore della conferenza “Eros e Thánatos: lutto, donne e cinema” che la studiosa cremeyeurein ha tenuto il 21 marzo 2009 alla Biblioteca Regionale di Aosta.
Laureatasi in “Linguistica” all’Università inglese di Reading, la Bassi nel 1984 è stata chiamata ad insegnare italiano alla prestigiosa UCLA (University of California di Los Angeles). «Visto, però, che conoscevo bene l’inglese– ha spiegato- mi hanno messo ad insegnare storia del cinema neorealista italiano in quella che è la più grossa scuola di cinema del mondo. Mi sono fermata dieci anni negli Stati Uniti insegnando in università importanti come la John Hopkins University di Baltimora, dove nel dipartimento di Psichiatria e Neuroscienze studiavano come utilizzare i film nella terapia psicanalitica. Attraverso lo studio del linguaggio possiamo arrivare a capire il modo in cui funziona il cervello, e l’Arte è una forma di linguaggio. Ciò vale ancora di più per il Cinema che riassume un po’ tutte le Arti. Ed è proprio attraverso l’analisi di alcuni film, e delle figure femminili che ne sono protagoniste, che nella conferenza analizzo il legame tra Eros e Thánatos. C’è sempre un elemento patologico nell’amore che fa sì che si possa trasformare facilmente in odio estremo, fino ad uccidere chi amiamo».
Attempato e misterioso come Thánatos, il Dio della morte, è, per esempio, Hannibal Lecter l’affermato psichiatra che è il serial killer che pratica il cannibalismo sulle vittime nel thriller “Il silenzio degli innocenti” di Jonathan Demme. Un’”ombra”, la sua, che viene rischiarata dal rapporto con la giovane agente Clarice Starling (Jodie Foster), che fin dal nome evoca la luce della razionalità. «Il cannibalismo come
metafora dell’appropriazione del corpo dell’altra persona– ha continuato la Bassi- può essere visto come un’allegoria della passione fuori controllo, del desiderio disperato di appropriarsi del corpo dell’altro. Un elemento patologico che è sempre presente nell’amore, soprattutto filiale e genitoriale, ma che il più delle volte viene sublimato nel cannibalismo dell’anima». Amore malato è anche quello che, in due film di Pasolini, spinge Medea/Maria Callas ad uccidere i figli avuti da Giasone (da cui la “sindrome di Medea” che ha avuto la sua massima rappresentazione mediatica nel delitto di Cogne) e “Mamma Roma”/Anna Magnani a soffocare d’amore il figlio Ettore….
Ma la morte che tutto divora, vincendo la vita, trova nell’amore l’unico “nemico” capace di resisterle. Non a caso c’è chi, come Norman Brown, dice, addirittura, che l’essenza dell’amore è nella parola stessa: a-mors, cioè “toglimento di morte”. A questo proposito la Bassi ha parlato di “Ghost” e dell’erotismo che, nella famosa scena della creta, si sprigiona tra il fantasma di Sam/Patrick Swayze e Molly/Demi Moore. Scena cinematografica che è stata votata come la più romantica di tutti i tempi in un recente sondaggio promosso dalla Blockbuster video. A conferma che, come scriveva più di duemila anni fa Virgilio, “omnia vincit amor”.