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Cantautori Valle d'Aosta

Nonostante il (o, forse, grazie al) “massacro mediatico” “Luca era gay” di POVIA vince il “Premio Mogol”

 

Povia IMG_2687 blogFinchè i cretini fanno boh … tutto resta uguale”. Cosi cantava qualche anno fa, nel suo successo più grande, Giuseppe Povia. E rimane, pressappoco, questo il succo di quanto ha detto lunedì 15 giugno nella sala degli Archi Candidi del Forte di Bard in risposta al nuovo “massacro mediatico” per la presunta omofobia della sua “Luca era gay” che ha accompagnato la vittoria della canzone nella seconda edizione del “Premio Mogol”. «Accanto alla soddisfazione di essere premiato dal più grande autore italiano- ha detto- c’è quella per lo smacco subito dai giornalisti italiani che non hanno fatto informazione corretta su questa canzone. D’altronde già avevano dimostrato di contare come il due di picche quando al Festival di Sanremo la gente non si era fatta condizionare dalle polemiche e mi aveva votato facendomi arrivare secondo. Penso che il compito del cantautore sia quello di fare riflettere, il che non vuol dire cambiare le carte in tavola ma riuscire a fare accettare punti di vista diversi dal proprio.» L’intervento moderatore dell’esperto Mogol (“Guarda che questi sono tutti giornalisti”, gli ha sussurrato indicando i presenti alla conferenza stampa)  ha fatto sfumare la “tirata” polemica del cantautore in una pacata rivendicazione della sua vena sociale. «La maggior parte degli artisti scrive canzoni d’amore o parla di sé stesso, io, invece, sono sempre stato affascinato dalle tematiche sociali. Nel 2003 ho vinto il Premio Recanati con la canzone “Mia sorella” che parlava di bulimia e anoressia, anche in quel caso scatenando polemiche. Poi ho toccato il problema delle religioni che sono spesso usate per dividere mentre è, invece, la spiritualità che unisce. E ho cantato pure il tema delle violenze sui bambini. Naturalmente mi piace scrivere anche canzoni d’amore, ma quando le ho mandate alle radio non me le hanno passate perché non fanno parlare.» A dare man forte a Povia hanno provveduto anche i membri della giuria del premio presenti alla conferenza stampa (Oliviero Beha, Marcello Veneziani e Arnaldo Colasanti), e soprattutto Mogol. «Non capisco queste proteste– ha detto il titolare del premio- perché questa è una storia di sentimenti prima che di sesso, e i sentimenti sono liberi. La prima condizione per essere autori è essere liberi, e, quindi, un autore non può mai seguire i diktat di qualche associazione ( si riferiva alle critiche di “Arcigay” e “Gaynet”: n.d.r.)». Povia, lei ha annunciato che ha in cantiere una canzone sul caso di Eluana Englaro, che, probabilmente, presenterà al prossimo Festival di Sanremo scatenando ulteriori polemiche, non le sembra che perseverare sia diabolico? «Ho pianto per la vicenda di Eluana e quindi voglio scriverne la storia. Ci sono già polemiche sull’intenzione perché esiste una velata censura morale che si nutre di ipocrisia. E, poi, non posso piacere a tutti. Se non ce l’ha fatta Gesù Cristo, che, nonostante facesse miracoli, è stato messo in croce, come posso mai farcela io?»

A proposito di VOCI CRITICHE: http://www.freddynietzsche.com/2009/06/16/le-discese-ardite-e-basta/

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2 commenti

  1. La canzone è banale, sia musicalmente che come testo. Poi Povia mi sembra un gran furbastro con queste sue sparate pseudo impegnate: il caso dei bambini che fanno ohh è lampante e ripugnante.

    1. Sono assolutamente d’accordo con la visione sociale della musica che vien fuori dal tuo interessantissimo blog. Perso quello spirito la musica popolare diventa suono di sottofondo e strumento di manovre più o meno spericolate che poco o niente hanno a che fare con essa. C’è un aforisma che esprime molto bene lo spirito dei tempi: il segreto del successo è la buona fede, una volta falsificata quella è fatta.

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