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C'era una volta Libri MUSICA Revival

C’ERA UNA VOLTA (11) “ARRIVANO I BEATLES” ad Aosta

1 Gaetano DSCN4842.jpgGiovedì 1 giugno 1967 fu messo in commercio “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”: l’ottavo album dei Beatles e il primo della lista dei 500 migliori album di tutti tempi pubblicata dalla rivista “Rolling Stones”.

La sua innovativa grafica ispirò anche l’allestimento della mostra “ARRIVANO I BEATLES– Storie di una generazione” svoltasi dal 7 dicembre 2007 al 4 maggio 2008 ad Aosta.

In entrambe le sede espositive (il Museo di Piazza Roncas e il Centro Saint-Bénin) GHERARDO FRASSA, curatore del progetto grafico, creò, infatti, degli spazi con immagini beatlesiane entrate nell’immaginario collettivo (dalla copertina di “Sgt. Pepper’s”, appunto, a “Abbey Road” e ai cartoni animati di “Yellow Submarine”), che costituirono dei perfetti set per foto ricordo.«Al contrario delle altre mostre, in questa è vietato non fotografare.- confessò Frassa- E ciò anche per sottolineare il fatto che con la loro “immaginazione al potere” i Beatles hanno stimolato anche settori extramusicali come, appunto, la grafica. Con il denominatore comune di un’allegria creativa che, spero, visitando la mostra venga fuori».

Gli altri protagonisti della mostra, organizzata dall‘assessorato regionale all’Istruzione e Cultura, furono i curatori ENZO GENTILE, noto critico musicale, e UMBERTO BUTTAFAVA, l’avvocato milanese che fornì migliaia di oggetti, reperti e memorabilia accumulate in oltre quarant’anni di collezionismo.

«Nelle due sedi- spiegò Gentile- abbiamo un gioco di sponda tra le due anime: quella più di collezionistica e nozionistica di Buttafava e la mia, più critica e panoramica. Il Museo di Piazza Roncas è, quindi, una sede di grande accumulo di materiale, mentre al Saint-Benin, dedicato al loro rapporto col cinema, c’è più respiro, con una rappresentazione molto coreografica delle storie e dei colori di “Yellow Submarine”». C’è chi dice che il rock abbia avuto un ruolo determinante nella genesi del Sessantotto?, chiedemmo. «È vero– confermò Gentile- il rock accomunò i giovani di tutto il mondo in maniera esplosiva. Ed in questo i Beatles c’hanno messo del loro, anche se, forse, non se ne rendevano nemmeno conto. Pensiamo che nel ’68 hanno pubblicato pezzi come “Revolution” ed “Helter Skelter” ed un film come “Yellow submarine”. Furono un fenomeno esplosivo e trainante non solo nella musica, ma, anche in altri settori: dalla moda al cinema, dalla grafica al merchandise. E ciò è veramente stupefacente se pensiamo che sono stati attivi solo per otto anni e che tutto questo è successo più di 40 anni fa, quando l’attenzione mediatica sull’immaginario collettivo era molto ridotta rispetto a oggi». Come spiega che dopo quarant’anni si parli ancora di loro? «Basta ascoltare la loro musica per sentirsi rispondere».

Il materiale esposto nella mostra fu illustrato e raccontato in un ricco catalogo, pubblicato dalle edizioni “Skira”, che presentò anche i contributi di personalità eterogenee, tutte segnate in qualche modo dalla beatlesmania, che permettono di comprendere appieno l’importanza del fenomeno: da Franco Battiato a Gabriele Salvatores, da Mogol a Roberto Vecchioni.  Eccone alcuni stralci:

Claudio BISIO Il disco che ho amato di più è “Abbey Road”, dove ogni canzone era l’indicazione per strade che poi altri avrebbero percorso…

Roberto MARONII Beatles hanno insegnato al mondo, e anche a tanti loro colleghi, come la differenza tra un onesto pezzo pop e il capolavoro in fondo sia sottile. Sta in pochi dettagli che loro sapevano congegnare e amministrare in maniera straordinaria…

Lella COSTA Ho imparato l’inglese tramite i Beatles: erano una magnifica ossessione e mi aiutarono più di tanti professori. Se adesso mastico la lingua, so chi devo ringraziare…        



2 commenti

  1. mi ricordo del chitarrista con gli occhiali della foto ma mi sfugge il nome ……..mitici beatles ciao cuginetto donatella

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