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Cantautori

All’Espace Populaire di Aosta Alberto Visconti canta Francesco Guccini

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Per una sera l’Espace Populaire di Aosta si è trasformato in un’osteria fuori porta per ospitare il cantautore Alberto Visconti che il 15 gennaio vi ha reinterpretato alcuni pezzi del celebre collega modenese Francesco Guccini.

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L’appuntamento è arrivato qualche giorno prima che il team leader de L’Orage calchi, il 28 gennaio, il palco del Teatro Splendor di Aosta con lo stesso Guccini (in veste di scrittore), per un incontro cui parteciperanno anche Carmen Consoli e Naif Herin.

«Con De Gregori e De Andrè, Guccini rappresenta la trinità dei miei cantautori preferiti.-ha confessato Visconti- A 16 anni il mio mondo girava intorno a lui, e spendevo tutta la paghetta settimanale che mi davano i miei per comprare i suoi dischi. Da lui ho preso l’orgoglio di poter fare il cantautore con marcati difetti di pronuncia. Mi ha spinto a tentare il fingerpicking sulla chitarra e scrivere le prime canzoni che erano modellate sulle sue. Come “Canzone in re” che era la mia “Avvelenata”.»

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La serata è stata qualcosa di più di un semplice concerto, perché il dialogo col pubblico è stato più fitto del solito. Per via delle canzoni richieste ma, anche, per l’aiuto che, a mò di “memoria collettiva”, gli ha prestato quando gli sfuggiva qualche verso. Amnesie più che giustificabili, visto il numero e la lunghezza delle canzoni che, nel mezzo secolo di attività, il cantautore emiliano ha disseminato in 16 album in studio e cinque live. «Preferisco il primissimo Guccini e quello classico della trilogia “Radici”, “Via Paolo Fabbri” e “Amerigo”. Per me finisce nel 1996 con “D’amore, di morte e di altre sciocchezze”, un disco bellissimo. Molto più che quando racconta storie che esulano da lui, mi piacciono le sue malinconie sul tempo che passa. Era incredibile come con canzoni tipo “Farewell “ fossero capaci di instillare in un ragazzino come me la nostalgia per cose che non avevo ancora vissuto

A Guccini Visconti è legato anche per ricordi personali legati al padre. «Era un fan dei Nomadi ma non lo conosceva, per cui è grazie a me che l’ha scoperto autore di alcune delle loro canzoni più belle. A quel punto si è entusiasmato perché, essendo suo coetaneo, parlava di temi e stati d’animo che lo toccavano. Ricordo scorpacciate di Guccini fatte scendendo in auto ad Aosta con lui. Durante la mia adolescenza ha costituito un legame molto forte con papà

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SCALETTA

Autogrill

Eskimo

Quello che non

Quattro stracci,  

Primavera di Praga 

Per fare un uomo 

Farewell

Dio è morto

L’avvelenata

Incontro

Un altro giorno è andato

Le osterie fuori porta

Pennsylvania 100 avenue

Lettera

La canzone della bambina portoghese

La locomotiva

Cyrano

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