Il jazz è tecnica, sensibilità e talento, ma anche, come cantava Cocciante, questione di feeling. In particolare nel canto in cui conta moltissimo l’istinto, che, per venire fuori, ha bisogno di simbiosi umana. «La base del mio canto è esclusivamente nel feeling. – confessava la grande Billie Holiday– A meno che non senta qualcosa, non riesco a cantare.»
Non è un caso che Billie sia l’idolo di Donatella Chiabrera, una brava cantante aostana che, anche artisticamente, troppo spesso nasconde sentimenti ed insicurezza dietro e sotto la folta capigliatura corvina.
Ci vogliono partner come il chitarrista torinese Pino Russo per riuscire a liberare l’ “ombra della donna selvaggia che vive ancora dentro di lei” (per dirla con la Clarissa Pinkola Estès di “Donne che corrono coi lupi”) .
E’ successo anche il 7 agosto in Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, a Saint-Vincent, per il secondo appuntamento della rassegna “Jazz Ladies”. Virtuoso di caratura mondiale, Russo è quello che meglio riesce a condividere il climax emotivo della Chiabrera aiutandola a tirar fuori dai pezzi imprevedibili chiaroscuri. «Non è un caso che venga definito “un’orchestra a sei corde”– ha spiegato Donatella- Grazie alla grande musicalità riesce ad esaltare come pochi le qualità della solista, stimolando senza interferire. E’ come se il suo controcanto narri la stessa storia con altre parole».
Il duo ha eseguito brani di Jobim, Legrand, Sting, “Estate” di Bruno Martino e ballads, come “My Romance” e “Cry me a river”. Materiale in cui la cantante si è calata con la caratteristica spoglia sincerità che le permette di spremerne l’essenzialità emotiva, secondo l’estetica tutta afroamericana della bellezza creata con poveri mezzi.
«Le ballads– ha concluso la Chiabrera- sono canzoni intime, cariche di suggestioni e rimpianti. Quando le canto mi identifico molto con i versi, e, siccome parlano quasi sempre d’amore, canto da innamorata».