Nemmeno il discutibile cantautore cubano Paolo Montanez, che aprì il concerto, ed i capricci del service d’amplificazione bastarono a rovinare il concerto che il 7 maggio 2001 la cantante capoverdiana Cesaria Evora (nata il 27 agosto 1941 e morta il 17 dicembre 2011) tenne ad Aosta.
Quando, intorno alle 22 e 20, “Cize”, com’era familiarmente chiamata, salì finalmente sul palco del Giacosa, per la “Saison Culturelle“, bastarono poche note perché anche il pubblico aostano si abbandonasse «a l’ombre du regard chagriné et de la tendresse» del suo canto.
Come dai primi anni ‘90 succedeva un po’ in tutto il mondo. Da quando, cioè, lasciato l’arcipelago che si trova sull’Atlantico a 600 kilometri dalle coste del Senegal, Miss Perfumado si era trasferita in Francia, divenendo l’ambasciatrice della «morna», una languorosa miscela di fado, bossa nova e sapori afrocubani.
«La Morna– mi spiegò in un dolce dialetto creolo- è una delle forme della musica tradizionale di Capo Verde. Serve ad esprimere tutto quello che sentiamo. Parla d’amore, ma anche di emigrazione e dei problemi di tutti i giorni, in pratica di tutto quello che succede a Capo Verde.»
Grande protagonista di questa musica è la “sodade”, che nell’isola di São Vicente- dove Cesaria viveva- è talmente di casa che le hanno addirittura intitolato un albergo.
«Sodade- precisò- è qualcosa di simile alla saudade brasiliana, ed esprime la nostalgia che proviamo quando qualcosa o qualcuno ci manca.»
Un sentimento che lei ha provato spesso: come quando, a 7 anni, il padre, violinista, morì. O durante le lunghe giornate passate ad assistere la vecchia madre non vedente. O, ancora, quando le sue storie d’amore sono finite, lasciandole un gran senso di vuoto e due figli.
In una tua canzone canti “la nostra vita è un’eterna storia d’amore”, lo pensi veramente? «Può esserlo. Ma per me, probabilmente, non lo è stato.»
Ecco, forse, perché aveva passato tanto tempo dietro i banconi dei bar di Mindelo, dove, tra un bicchiere di rhum ed una tirata di tabacco, ammaliava gli avventori con le sue tenere storie musicali.
«Mindelo era un porto molto importante perché le grandi navi venivano lì a fare il pieno d’acqua e di carbone prima di avventurarsi sulle rotte atlantiche. Per cui per anni ho cantato per molta gente interessante di varia provenienza.»
Il suo repertorio era fatto di morne appassionate come « Miss Perfumado » e « Bia », composte dallo zio Francis Xavier da Cruz (noto come B.Leza, un gioco di parole su beleza), o gaie « coladere » come « Angola » e « Compade Ciznone ». Brani che costituirono i pezzi forti anche del concerto aostano, nel quale Cesaria fu accompagnata da una folta e brava orchestra cubana, nella quale si distinse particolarmente il sassofonista Antonio Domingo Gomes Fernandes (« se le orecchie ed il cuore sono per Cesaria– confessò una spettatrice- gli occhi e gli ormoni sono per Domingo »). Neanche le pericolosa asperità del palco del Giacosa, poi, impedì alla cantante di presentarsi, come al solito, scalza, caratteristica che le è valsa il soprannome di “diva aux pieds nus”.
«Cammino a piedi nudi fin da quando sono nata.- precisò- Adesso, però, quando non sono a Capo Verde indosso i sandali perché i pavimenti ed il terreno sono troppo freddi.»