«Dai Jocelyn, suona un po’ le tue cose strane!» Detta da uno “strano” come Stanley Kubrik, questa frase la dice lunga sull’estro della pianista e violista inglese Jocelyn Pook, compositrice delle musiche di “Eyes Wide Shut”, l’ultimo film del regista statunitense, che il 9 agosto è stata la grande protagonista del festival CHAMOISic.
«Stanley era affascinato dal non riuscire a categorizzare la mia musica.- ha ricordato la Pook- Era la mia prima esperienza ed ero terrorizzata perché in alcune scene la musica doveva sostituire il dialogo del film, quasi come una sorta di seconda sceneggiatura.»
Ci è riuscita così bene che la scena dell’orgia mascherata, alla quale Tom Cruise partecipa di nascosto, ha lanciato nell’immaginario collettivo “Masked Ball”, il riarrangiamento di “Backwards Priests” contenuta nel suo album “Deluge”, resa diabolica dalle voci riprodotte all’incontrario di due preti rumeni che salmodiano un canone del rito bizantino. Ma l’artista britannica ha scritto anche musiche inserite in film come “Gangs of New York” di Martin Scorsese e “Il Mercante di Venezia”, ha fatto parte dei Communards ed ha collaborato con artisti rock come Massive Attack, Peter Gabriel, Laurie Anderson e PJ Harvey.
Dopo un incontro con Stefano Boni del Museo Nazionale del Cinema di Torino, tenutosi in piazza a mezzogiorno, nel pomeriggio la Pook ha presentato una produzione originale del festival che l’ha vista eseguire, alla viola ed alla tastiera, le sue musiche più conosciute accompagnata da un quartetto vocale cosmopolita e dai 22 elementi dell’Orchestra Filarmonica 900 del Teatro Regio di Torino diretta dal bravissimo Fabio Gurian.
Un poderoso organico che le minacce di pioggia hanno dirottato dalla piazza del paese, dove era previsto il concerto, in una sala da pranzo dell’Hotel Maison Cly riempita all’inverosimile.
La precaria sistemazione ha solo in parte scalfito l’incanto misterioso delle musiche della Pook in cui elementi lontani (sia nel tempo che nello spazio) si incontrano ed amalgamano creando un “non luogo” in cui musicisti e pubblico possono muoversi “forever without end”, dal titolo del brano iniziale del concerto tratto dal cd “Deluge” del 1997.
Il richiamo ancestrale di molte sue musiche la porta, poi, ad un intensivo e caratteristico uso delle voci umani: da quelle più raffinate della cultura occidentale, come il controtenore Jonathan Peter Kenny e Melanie Pappenheim (bravissima in “Birdsong” a evocare i versi di alcuni uccelli), a quelle esotiche, come quelle del cingalese Manickam Yogeswaran e della macedone Tanja Tzarovska (quest’ultima presente nelle colonne sonore di film famosi come ”Troy” e “The Passion of the Christ”).
I momenti più intensi del concerto (in cui si è ascoltata anche la prima esecuzione mondiale di “Hallelujah”) si sono inevitabilmente raggiunti nei brani cinematografici: da “How Sweet the Moonlight” (da “Il mercante di Venezia”) allle kubrikiane “Migrations” e “Backwards Priests”. Questi ed altri pezzi, hanno avuto bisogno delle tracce vocali originali e di altri suoni manovrati dal computer di Giorgio Li Calzi, che ha fatto anche degli interventi con la tromba.
Li Calzi è il direttore artistico del festival che si svolge ai 1815 metri di Chamois, la cui quinta edizione ha conosciuto, quest’anno, un boom di interesse per un cartellone vario e sfizioso e l’atmosfera che i volontari dell’associazione “Insieme a Chamois”, che fanno da supporto logistico, sono stati in grado di creare.
Ne è un esempio quello è successo la sera del 9 al termine della polentata in piazza. Mario Pucci, presidente dell’associazione, che aveva dovuto lavorare tutto il pomeriggio, non aveva potuto assistere al concerto, per cui quando ha conosciuto Jocelyn Pook ed i suoi cantanti ha esclamato: “Ah, quanto avrei voluto sentirvi!”. Neanche il tempo di dirlo, che i cantanti e la Pook gli hanno dedicato una meravigliosa serenata cosmopolita, che Mario non dimenticherà mai.