Quando, il 10 marzo 2008, il canadese Leonard Cohen è stato inserito nel “Rock and Roll Hall of Fame” americana, Lou Reed lo ha definito come il “cantautore più grande e più influente“. Sono in molti a pensarla allo stesso modo. Tra questi il valdostano Alberto Visconti che, nel 2005, gli ha dedicato la tesi di laurea in Lettere intitolata “Una remota possibilità umana- Beautiful Losers, romanzo sulla trascendenza”. E dopo anni di attività come autore e frontman de “L’Orage“, l’11 marzo Visconti è tornato a “ritestarsi da solo”, all’Espace Populaire, proprio risciacquando i panni nel’oceano creativo del poeta canadese con la serata “You Know Who I Am – Alberto Visconti suona Leonard Cohen”, un viaggio solitario attraverso i suoi primi quattro album, quelli di perle come “Suzanne”, “The Stranger Song”, “Bird on the wire”, “Chelsea Hotel”, “Nancy” e “Famous Blue Raincoat”.
«Più cresco e più penso che, alla fine, il più grande sia lui.- ha spiegato Visconti- Per la limpidezza, perché non si nasconde mai dietro pose e atteggiamenti, perché i suoi pezzi hanno un’ineffabilità tutta particolare e, poi, perché Dylan quando si è mollato con a moglie è corso a nascondersi… a casa di Cohen!»
E’ uno dei tanti aneddoti sul settantasettenne Jikan (Silenzioso) (nome preso dall’ebreo Cohen quando, negli anni Novanta, divenne buddhista), che Visconti ha intercalato alle canzoni e alla lettura di sue poesie.
Anche perché il canadese è nato ed ha, fondamentalmente, continuato ad essere un poeta. «La poesia è musica della parola.- ha confessato in un intervista- Il primo vero poeta che mi ha fatto conoscere l’arte della poesia è stato Garcia Lorca; fu lui a insegnarmi che tutta la grande poesia è un suono che viene dal profondo.»
Com’è nato l’interesse di Visconti per Cohen? «Da ragazzino mi piacevano i Nirvana– ha risposto- e c’era una loro canzone, “Pennyroyal Tea”, che diceva “datemi un lavoro postumo di Leonard Cohen, così potrò singhiozzare per l’eternità”. Così, quando un giorno ho trovato tra i dischi di mio padre “Songs from a room”, incuriosito dal nome già sentito l’ho messo su. Ed è stato amore. Tipo che avevo l’impressione che fosse il disco che avevo sempre desiderato ascoltare e non avevo mai trovato. E Cohen è sopravvissuto a Cobain, nel mondo e nel mio interesse.» L’omaggio a Cohen rientra nel progetto di Visconti di una serie di serate tematiche dedicate a cantautori come Brassens e Dylan. «Mi dicono che ho l’aria di un professore di lettere.– conclude- In effetti, non mi dispiace raccontare le vicende dei cantautori a cui voglio bene. E’ fare in pubblico quello che faccio a casa: cantare le canzoni dei Maestri.»
complimenti per il post, per il blog e per tutte queste belle cose che leggo che fate ad Aosta!
Grazie Claudia. Credo che quasi dappertutto si facciano belle cose, bisogna solo avere occhi per vederle,orecchie per sentirle ed una certa sensibilità per raccontarle. Grazie di nuovo
Alberto Visconti non lo conosco e per questo ti dico grazie!!!
Prego. Cerca, anche in questo blog e su You Tube, notizie sul suo gruppo L’ORAGE. Ne vale veramente la pena. Ciao Lietta