a favorito«Guardando il Polo Nord, la Norvegia è quella a sinistra.» Oltre a inquadrare geograficamente il paese scandinavo, questo slogan turistico del governo norvegese sottolinea, quel suo essere appartato che, insieme alle particolarità ambientali, ha molto influito sullo sviluppo di forme d’arte originali. Musicalmente, in particolare, si sono imboccate nuove strade musicali che hanno destato l’interesse del produttore discografico tedesco Manfred Eicher, portando molti norvegesi a registrare per la ECM, la sua celebre etichetta. Gente come Jan Garbarek, Terje Rypdal, Jon Christensen, Sidsel Endresen e Jon Balke. Questi ultimi due sono state le star, in esclusiva italiana, dell’ottava edizione di CHAMOISic, il festival di musica sperimentale, elettronica, contemporanea e improvvisativa che si è svolto dal 21 al 23 luglio a Chamois.
Nel caso della cantante Sidsel Endresen è più giusto dire avrebbe dovuto esserlo, visto che il suo concerto con il chitarrista Stian Westerhus è stato, purtroppo, annullato perché la compagnia aerea, in uno degli scali, ha « perso » i loro strumenti. Quelli di Westerhus, naturalmente, perché era impossibile si perdesse l’ancestrale strumento-voce che per la sessantacinquenne cantante è veicolo espressivo di un sé e di un oltre-sé attraverso la pratica dell’improvvisazione radicale con vari organici. Tra questi il duo con Westerhus che ha prodotto gli album “Didymoi Dreams” e “Bonita”.
Memorabile è stato, invece, il concerto che, domenica 23, ha visto l’altro grande norvegese JON BALK portare nella piazza di Chamois il suo progetto Siwan nel quale un’orchestra barocca diretta da Bjarte Eike ha dialogato con un ensemble multetnico formato dall’incantevole cantante algerina Mona Boutchebak, dal turco Derya Turkan al kemence ottomano, dall’iraniano Pedram Khavarzamini al Tombak e dal percussionista norvegese Helge Norbakken.
Nato su richiesta del Cosmopolite club di Oslo nel 2006 con il contributo della cantante e musicologa marocchina Amina Aloui, il progetto ha trovato un miracoloso equilibrio (cui, come Balk ha confessato, non è estranea la musica barocca napoletana durante la dominazione spagnola) tra la musica barocca e quella Gharnati del periodo al-Andalus (dominio arabo della Spagna) che erano accomunate dall’alternanza tra parti scritte e improvvisate. Non a caso «siwan» vuole appunto significare equilibrio nella lingua Aljamiado parlata in Spagna durante l’Inquisizione dai Moriscos, ossia dai musulmani apparentemente cristianizzati o tollerati per decreti speciali.
Il progetto non è, comunque, tanto una una ricerca musicologica, quanto piuttosto una riproposta, trasfigurata con sensibilità moderna, della musica di una cultura araba in Spagna, durata ben sette secoli (dal 730 al 1492), che l’intolleranza religiosa dell’Inquisizione cercò di cancellare.
Un quadro esaustivo della scena musicale norvegese è stato, poi, tracciato la mattina del 23, a Maison Cly, dal giornalista bolognese Luca Vitali che ha presentato il libro «Il suono del Nord». Più che un esperto, Vitali è un vero e proprio Ambasciatore musicale della Norvegia in Italia, che, come scrive Paolo Fresu nella prefazione, ha raccontato «quanto un relativamente piccolo mondo come la Norvegia possa nutrirsi con i nuovi linguaggi relazionandosi con il mondo più ampio.”
