C’erano anche Claudia Schiffer, Kylie Minogue e la top model Angie Everhart, ma quel 5 maggio 1994 gli occhi del torinese Rudy Giorgio Panizzi erano solo per Prince, che, dopo un concerto allo Sporting Club, si stava rilassando su un divano dello Jimmy’z di Montecarlo. Con lui c’erano i musicisti della band, in particolare il batterista Michael Bland a cui Panizzi, poco prima, aveva chiesto di fargli incontrare di persona il musicista di Minneapolis. «Rimasi paralizzato quando Prince guardò dritto verso di me, salutò e mi mandò un bacio con l’indice della mano destra.- racconta- Ed ebbi la certezza che quel brevissimo istante accomunava le nostre esistenze.»
Questo incontro ravvicinato di terzo tipo con il suo idolo è uno degli episodi che Panizzi racconta nel libro “Prince. A volte nevica in aprile”, Giancarlo Zedde editore, che l’8 ottobre ha presentato al castello La Tour de Villa di Gressan. Un amore sbocciato a quattordici anni con la locandina del film “Purple rain”, la canzone “17 days” ed il video di “Raspberry Beret”.
Una passione che non si è interrotta il 21 aprile 2016 con la sua morte (il titolo del libro si riferisce alla canzone “Sometimes it snows in April”, in cui, un 21 aprile di 31 anni prima, Prince aveva evocato la morte). «Prince è morto tante volte quante si è incarnato nei suoi album, finché nel 2016 c’è stata l’ultima metamorfosi– ha commentato Panizzi- E’ stato un genio assoluto, che ha colorato il mondo con note meravigliose, facendomi vedere la musica attraverso un meraviglioso caleidoscopio che mi ha portato ad apprezzare tanti tipi di musica. Grazie al libro ho sfogato l’immenso dolore per la sua perdita, parlando di lui attraverso i riflessi che ha avuto nella mia vita di tutti i giorni.»
A Gressan erano con lui alcuni “Princiani” d.o.c. valdostani: il tastierista Francesco Epiro, il bassista Christian Costa, il polistrumentista Simone Momo Riva e lo scrittore Claudio Morandini. «Il suo è stato una specie di “dongiovannismo musicale”,– ha notato quest’ultimo, che ha fatto da moderatore- perché è riuscito a sedurre il pubblico mescolando generi diversi. Ostentando, ma, anche, nascondendo bellezza, come nelle canzoni nascoste nei lati B dei suoi singoli che erano di una bellezza provocatoria ed insolita.»
A Momo e Christian è dedicato il sesto capitolo del libro, in cui Panizzi rievoca un rapporto nato nel 1992, quando suonavano nei PowerFunk, e proseguito fino alla loro ultima incarnazione nei Good People, che, nell’occasione, comprendevano anche Epiro alla tastiera e Maria Rita Briganti alla voce.
Tra i pezzi eseguiti , “Sometimes it snows in April”,“Strange relationship” e “Sign O’ The times”. Negli ultimi due Momo ha suonato la Cloud Guitar Blu cobalto del 2002 che Panizzi ha acquistato direttamente da Prince attraverso l’esclusivo NPGMusicClub. «A Parigi il 7 giugno, sua data di nascita, illuminano di viola la Tour Eiffel. In Italia, invece non è mai stato capito. E’ come se le Alpi fossero state troppo alte per farlo passare. I continui cambiamenti hanno, probabilmente, disorientato il pubblico italiano distraendolo dalla sua musica. Con questo libro spero di farlo conoscere meglio, facendo avvicinare a lui anche qualche giovane.»