«Parlate con Loris.» Capita spesso che i giornalisti che chiedono a Massimiliano Pani notizie sulla sua celebre mamma vengano smistati verso l’aostano Loris Biazzetti. Responsabile dal 1985 del Mina Fan Club e (con Remo Prodoti) della sua bellissima fanzine, il cinquantottenne Educatore al Convitto Federico Chabod è, infatti, il massimo esperto della Tigre di Cremona. Un vero e proprio “BignaMina” (come si dovrebbe intitolare uno dei suoi prossimi progetti editoriali). Le telefonate dei giornalisti si sono infittite in questo fatidico 2018 in cui cadono importanti anniversari: dai sessant’anni del debutto live (il 14 settembre 1958 a Castevetro Piacentino) ai 40 anni dell’ultima esibizione a Bussoladomani del Lido di Camaiore.
Il 23 agosto sono, infatti, quarant’anni esatti che Mina ha smesso di fare concerti, diventando uno dei celebri desparecidos della musica italiana. Senza, per questo, perdere il suo potere commerciale, come testimonia il primo posto nelle classifiche di vendita raggiunto dall’ultimo cd Maeba, pubblicato il 23 marzo di quest’anno. «Per questo titolo– spiega Loris- si è parlato di una principessa polinesiana o del nome della galassia dal quale proviene l’aliena Mina raffigurata in copertina, in realtà è l’acrostico formato con le iniziali delle persone a Mina più care: il figlio Massimiliano, i nipoti Axel ed Edoardo, la figlia Benedetta e l’ultima arrivata, Alma, la figlia di Axel nata il 9 maggio.»
La causa del ritiro dalle scene, su cui tanto si è favoleggiato, è stata più banalmente una broncopolmonite virale che la costrinse ad interrompere la serie di 14 concerti nel locale di Sergio Bernardini (per un cachet complessivo lordo di 280 milioni), che avrebbe fatto da preludio ad un tour con Renato Zero (con date anche a New York), uno show televisivo ed un varietà televisivo. «Fu un brutto malanno-continua Loris- che la convinse a non rischiare più, per non compromettere per sempre la sua “fabbrica”, come chiama la sua voce.» Quella voce che nel 1963 aveva folgorato l’aostano quando l’aveva sentita cantare “Chihuahua”, in una serie di “Carosello” in cui interpretava la “ragazza tutta birra”. Era l’unica finestra pubblica rimastale in quel periodo in seguito alla quarantena in cui la Rai l’aveva messa a causa dello scandalo per la relazione extraconiugale con Corrado Pani da cui era nato Massimiliano. «Per me la sua voce è la rappresentazione del sublime nella canzone.- commenta Biazzetti- Ha cantato l’amore come nessun’altro perché l’ha vissuto in ogni sua sfaccettatura. E come tutti gli “amanti di valore”, come ha scritto Califano nell’omonima canzone, dopo una “notte che non si scorderà” ha deciso di sparire. Senza lasciare quasi tracce di quegli ultimi concerti, che la Rai, rimandata di giorno in giorno dalla stessa Mina, alla fine non riuscì a registrare.»
Per fortuna sono rimaste le splendide foto di Mauro Balletti ed un audio-prova registrato il 23 agosto, a sua insaputa, da Nuccio Rinaldis, in accordo col direttore d’orchestra Pino Presti, che fu pubblicato col titolo di “Mina Live ’78”.
«Si sente che fu una registrazione “rubata”,- conclude Biazzetti- perché, sempre superba e piena di calore, la prova di Mina non è tecnicamente al massimo. La serata iniziò con una sigla preregistrata di “Stasera io qui”, scritta da Fossati, per, poi, vederla apparire, sulle note di “Stay’n alive”, con un elegantissimo abito nero confezionatole da Pia Rame Seguirono “L’importante è finire”, “E poi”, e così via, fino alle conclusive “We are the Champions” e “Grande grande grande”.»
La brusca interruzione della serie concerti fu un brutto colpo anche per i validissimi orchestrali (da Nando De Luca a Bruno De Filippi, da George Aghedo a Sergio Farina) diretti da Pino Presti. «Fu come un pugno in faccia,– ha ricordato il bassista- un bellissimo sogno si era definitivamente spezzato.»