Sono passati 10 anni da quel 13 gennaio 2011 in cui, all’RSA di Aosta, si spense il Dottor Pietro Bassi.
Nato nel 1921 a Borgonovo Val Tidone (Piacenza), dal dopoguerra aveva vissuto e lavorato a Courmayeur, dove aveva curato oltre 40 mila infortunati, molti dei quali scampati a incidenti in montagna. Era stato, a questo proposito, un pioniere nel creare a Courmayeur gruppi di Volontari del Soccorso, diffusisi, in seguito, di tutta la Valle d’Aosta.
Ma aveva prestato la sua opera anche durante i lavori del traforo del Monte Bianco, l’alluvione del 1966 nel Bellunese ed il terremoto del 1976 in Fiuli.
L’avevo conosciuto nel suo mitico ambulatorio nel centro di Courmayeur che aveva organizzato perché prestasse soccorso 24 ore su 24. “Si fermano gli aerei, si fermano i tramvai, c’è solo il dottor Bassi che non si ferma mai”, sosteneva. Precorrendo i tempi, in anni in cui imperava la cultura Ospedalocentrica, era, infatti, un sostenitore della medicina di periferia. “È in estrema periferia– ripeteva- che salvi subito o perdi per sempre una qualsiasi situazione, qualche volta una vita”.
Alla professionalità univa un’umanità eccezionale ed una capacità comunicativa fuori del comune, capace di incantare. Componeva anche versi come: “Si cerca per il soccorso un uomo che non abbia paura di cambiare, che non cambi per cambiare, che non parli per parlare”.
Ha vinto premi e ricevuto riconoscimenti, ma la cosa che lo aveva fatto più felice fu quando, regalandogli il mio cappello, lo avevo promosso Capitano medico degli Alpini ad honorem. Si era commosso fino alle lacrime. Un pò anch’io.