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Cantautori

La PFM torna a cantare De Andrè in Valle d’Aosta

PFM con il leggio di Fabrizio De Andrè

Nel 2011 ha debuttato il progetto “PFM in Classic, in cui il celebre gruppo ha riletto le composizioni di grandi musicisti classici: da Beethoven a Mozart, da Verdi a Rossini. Un altro classico che da quarantacinque anni suonano è Fabrizio De Andrè. Dopo aver messo un originale vestito musicale elettrico alle sue canzoni in occasione di un celebre tour del 1979, nel 2004, per il suo venticinquesimo anniversario, la band ha cominciato a portare in giro una sua rilettura nello spettacolo “PFM canta De André” che da allora ha toccato più volte la Valle d’Aosta. A cominciare dal 4 maggio 2007, quando, sempre per la Saison Culturelle, lo portarono al Palais Saint-Vincent . Ci sono tornati il 15 dicembre 2019, mentre nel 2012 lo avevano fatto allo stadio Puchoz per l’Aosta Sound Fest. Suscitando ogni volta entusiasmi, soprattutto nei neofiti e nei nostalgici.

E’ stato così anche il 22 dicembre per il “PFM canta De André Anniversary” che al Teatro Splendor di Aosta ha celebrato con un sold out i 45 anni trascorsi dal fortunato sodalizio con il cantautore genovese. «Di ritorno da un tour americano ebbi l’idea assurda di mettere insieme un cantautore ed un gruppo rock.– mi ha raccontato il batterista Franz Di Cioccio, fondatore della celebre band- In Sardegna parlai a Fabrizio delle esperienze che Dylan aveva fatto con The Band e Jackson Browne con gli Eagles. Lui, che voleva smettere di cantare per fare il contadino, tentennava, anche perché molti lo sconsigliavano. Ma, da buon bastian contrario, fu proprio questo a convincerlo. “Se mi dicono di non farlo, vuol dire che è pericoloso,- disse- e se è pericoloso allora lo faccio!” Per tranquillizzarlo gli dicevamo che Coda di lupo, come lo chiamavamo, era protetto dai suoi indiani».

Di quella tribù sul palco dello Splendor c’erano Due Orsi (Di Cioccio), Patrick il francese (il bassista Patrick Djivas) e, per un occasionale ritorno, Mister Fisa (Flavio Premoli). Mancava Douceur (il violinista Lucio Fabbri), sostituito da Alessandro Bonetti. Completavano la formazione Alessandro Scaglione (tastiere), Eugenio Mori (batteria), i chitarristi Michele Ascolese e Marco Sfogli ed il multistrumentista Luca Zabbini. E’ stato quest’ultimo, talentuoso trentanovenne emiliano, a supportare al canto Di Cioccio in pezzi come “Il testamento di Tito” e “Zirichiltaggia”, mentre in “Volta la carta” a cantare è stato Premoli. Tutti bravissimi strumentisti, che, però, inevitabilmente hanno fatto rimpiangere la voce del Faber, materializzatasi in “La canzone di Marinella” insieme al suo leggio, illuminato al centro del palco.

Flavio Premoli con il minimoog di “Impressioni di settembre”

E’ stato il momento più emozionante di una scaletta che ha ricalcato quella del tour del 1979: aprendosi con “Bocca di rosa” e concludendosi con “Amico fragile”. Ampio spazio ha avuto la loro rilettura de La buona novella”, il concept album che De Andrè compose partendo da alcuni Vangeli apocrifi. Nel 1970 avevano suonato come session men nella versione originale del disco. Dopo averne riarrangiato alcuni brani per il tour 1979, nel 2010, per festeggiarne il quarantennale, lo ripresero tutto, inserendo brani strumentali.

Oltre all’immancabile “Il pescatore”, nei bis c’è stato inevitabilmente spazio per un medley di loro successi: con “È festa” che si è intrecciata al celebre riff di “Impressioni di settembre”. Con Di Cioccio spostatosi finalmente alla batteria, ad augurare al pubbico “Buon Natale”.

Perché, nata nel 1971 e con diciotto album in studio all’attivo, la Premiata Forneria Marconi, questo il nome per esteso, è stata l’unica band a riscuotere successo fuori dai confini nazionali. In particolare negli Stati Uniti, dove è stata collocata al 50° posto della “Royal Rock Hall of Fame” mondiale.

Oltre all’esaltante esperienza di protagonisti del progressive europeo, i suoi membri fondatori (tra i quali c’era il chitarrista Franco Mussida) hanno fatto una lunga gavetta cone session men di lusso artefici del suono dei dischi storici di Mina, Lucio Battisti e, appunto, dello stesso De André (“La buona Novella”). «Venivamo chiamati perchè non eravamo semplici esecutori ma partecipavamo attivamente con proposte di arrangiamento.- ricorda Di Cioccio- Tra i frutti del nostro sound ci sono “La canzone del sole” e l’album “Amore non amore” di Battisti, il disco strumentale frutto del suo innamoramento per il nostro suono progressive. E’ per questa capacità di dare l’impronta del pezzo fatto a mano, artigianalmente, che ci siamo chiamati Premiata Forneria Marconi.»

In Valle d’Aosta vive, tra l’altro, il multistrumentista Giorgio Negro che nei primi anni Novanta lavorò con Di Cioccio e Djivas nello studio milanese “Aereostella”, collaborando alla creazione di sigle televisive, musiche pubblicitarie ed all’album “Lupus in fabula”. «E’ un ottimo musicista, pieno di creatività– ha ricordato DjivasEra un mio amico quando io e Franz avevamo un nostro studio di registrazione dove facevamo molta pubblicità».

Luca Zabbini
Marco Sfogli

SCALETTA

1)Bocca di rosa

2) La guerra di Piero

3)Andrea 


4)Un giudice

5)Rimini

6)Giugno ’73

7) Universo e terra (Preludio)

8)L’infanzia di Maria

9)Il sogno di Maria

10)Maria nella bottega di un falegname

11)Il testamento di Tito

12) Zirichiltaggia

13)La canzone di Marinella

14) Volta la carta

15)Amico fragile 


BIS Il pescatore 2) Celebration medley

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