Stando alle statistiche in Valle d’Aosta di paranoici dovrebbero essercene solo una trentina (la percentuale di prevalenza nella popolazione è, infatti, dell’ 0,03%). Ma gli stessi relatori dell’incontro “Il disturbo paranoide” tenutosi nel marzo 2004 alla Biblioteca Regionale avevano ammesso che il numero di questi psicotici nella nostra regione è sicuramente più alto. Chi non conosce, infatti, qualcuno che abbia un abnorme concetto di sé, incrollabili certezze e pensiero cavilloso? Oppure che sia estremamente suscettibile, diffidente e sospettoso? Sono tutti tratti personologici che possono far sospettare un disturbo paranoico.
Per averne la certezza bisogna, però, che si arrivi al caratteristico delirio, nel quale, perso il contatto con la realtà, i paranoici sostengono cocciutamente e con violenza una falsa convinzione. C’è, allora, chi crede di essere il nuovo Messia (delirio di grandezza) e chi è convinto, contro ogni evidenza, che il partner lo tradisca (delirio di gelosia). Oppure chi è convinto che persone importanti siano innamorate di lui/lei (delirio erotomanico) o, ancora, chi denuncia perverse macchinazioni a suo danno (delirio di persecuzione).
“Il paranoico soffre e fa soffrire– aveva detto lo psicologo Alfredo Mattioni– E’ un uomo solo, che, fondamentalmente, ha bassa stima di se e che, quando si sente minacciato, si difende col delirio. E’ una catastrofe emozionale, il paziente perde la capacità di riconoscersi, per cui il terapeuta e la famiglia devono aiutarlo a ritrovare sé stesso”. Al di fuori delle fasi deliranti, comunque, l’affettività è coerente ed adeguata, la memoria conservata, la critica acuta, per cui i paranoici sono ben inseriti nel mondo lavorativo e nel sociale. E, dato l’esordio tardivo (in genere dopo i 30-40 anni), occupano spesso posizioni di rilievo.
Senza andare a scomodare i grandi dittatori del passato, c’è l’esempio eclatante di Richard Nixon, il cui ultimo periodo di Presidenza degli Stati Uniti fu contrappuntato da drammatici episodi deliranti solo recentemente venuti alla luce. L’incontro aostano si era, quindi, concluso con un interrogativo: quanta importanza ha nella diagnosi e nella terapia l’estrazione sociale del paranoico? Così come, spesso, succede che chi ruba in un grande magazzino se è povero è un ladro e se è ricco è un cleptomane, quanti manager spietatamente determinati, quanti capiufficio sadicamente vessatori, quanti ambiziosi politici disposti a tutto “per il bene della comunità” sono in realtà dei paranoici più o meno occulti?