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Arte Montagna

ARTE (6) BARBARA TUTINO dipinge WALTER BONATTI

Ognuno– scriveva Gandhi- dovrebbe farsi dottore di sè stesso e scoprire i propri limiti. L’uomo che lo farà, vivrà sicuramente fino a 125 anni”. Una lunga vita, scrissi, attendeva, dunque, Walter Bonatti che, quando lo conobbi, di anni ne ha “solo” 81 (era nato a Bergamo il 22 giugno 1930) e che i limiti delle umane possibilità li aveva esplorati come nessuno mai (morì, in realtà, il 13 settembre 2011).

«La mia– mi confessò- è stata un’esplorazione più introspettiva che fisica, per capire chi ero e cosa volevo. L’uomo è fatto di curiosità, ed è fatto per superare i suoi limiti.» Prima come alpinista e, poi, come esploratore, Bonatti ha inseguito orizzonti sempre più alti e vasti in cui ha finito per intravedere anche il limite supremo: la morte. Sua («Quella notte sul K2, tra il 30 e il 31 luglio 1954, io dovevo morire… ») e dei suoi cari (a cominciare dalla madre che nel 1951 morì di gioia per la sua prima grande impresa: la conquista della parete est del Grand Capucin). 1 Bonatti IMG_1738 Un limite furono anche le dimensioni della piccola sede espositiva, la Torre Malluquin di Piazza Petigax a Courmayeur, dove dal 5 al 31 agosto 2009 si svolse la mostra “Barbara Tutino dipinge Walter Bonatti”, in occasione della quale lo conobbi.

«E’ stato un modello per la mia generazione- spiegò la pittrice di Cogne- le sue eccezionali prestazioni fisiche non sono mai state fine a se stesse ma hanno teso verso una appassionata ricerca di sé attraverso un profondo rigore morale e una conseguente grandissima coerenza. Valori desueti oggi e che, forse, rendono la mia biografia pittorica anacronistica. Ma sono questi i valori universali che resistono al tempo ed alle mode. Non a caso Bonatti è l’unico alpinista sopravvissuto alla “sua” montagna. Nel 2005 è, infatti, crollato il pilastro del Petit Dru, sul massiccio del Monte Bianco, ribattezzato Pilastro Bonatti dopo che l’alpinista per primo, in solitaria, vi aveva aperto una via nel 1955».

1 Bonatti IMG_1837 La Tutino non era nuova a racconti pittorici, in cui è solita riversare una inclinazione narrativa ereditata dal padre, Saverio Tutino, famoso giornalista e scrittore. «La mia caratteristica è fare pittura monotematica, andando avanti per temi narrativi in cui i quadri diventano i fotogrammi di una storia. Quando Donata Berard, che ha curato la mostra, mi ha proposto Bonatti, ho accettato anche perché riprendeva, fondendoli, i lavori che ho fatto ultimamente sulla montagna (la mostra “Sulla montagna” del 2006: n.d.r.) e sul cinema (La mostra “Smack” a Parigi del 2007: n.d.r.). Poi, man mano che mi documentavo, mi sono identificata in Bonatti, e adesso io “sono” lui». 1 Bonatti IMG_1795

Nei ventiquattro pannelli in legno fenolico, oltre ad una serie di sue facce, la Tutino rappresentò il Bonatti alpinista, mentre in una decina di scatole di cartone aperte descrisse, invece, le sue grandi esplorazioni.

Conclusa, infatti, nel 1965 la carriera alpinistica con la straordinaria solitaria invernale sulla mitica parete nord del Cervino, Bonatti si diede alle grandi esplorazioni in cui l’avventura personale avvenne nel pieno rispetto della natura e delle popolazioni con cui venne a contatto.

Collaterale a questa fu la collaborazione con il settimanale “Epoca” che durò fino al 1979. «Mi hanno colpito molto le fotografie dei reportages di “Epoca”– aggiunse la Tutino- dove lui appare, indomito e muscoloso, come un personaggio inventato. Una specie di super eroe, un po’ Indiana Jones e un po’ Corto Maltese. Ho poi scoperto che effettivamente le esplorazioni di Walter hanno avuto sempre moventi romantici e letterari e sono state realizzate sulle orme di sogni e romanzi di gioventù. Dunque per ragioni sentimentali e non per collezionismo, né per stabilire record sportivi o per esibirsi».

1 Bonatti DSC_7485_webLa stessa passione che la Tutino mise nel raffigurare Bonatti, catturando, coi tratti decisi della sua pennellata, la sua traccia personale fatta di inesausta tensione di desideri e inquieto peregrinare della fantasia.

Pur trasportato in una dimensione mitica e archetipica, Bonatti in questi quadri appariva quanto mai umano per la capacità di mettersi in gioco ed accettare le sfide, conscio che il limite è legato all’aggrapparsi a ciò che “siamo” invece di abbandonarsi a ciò che “potemmo essere”. «Brava Barbara, hai catturato la mia anima», commentò Bonatti al vernissage della mostra di Courmayeur, che ebbe un seguito dal 26 settembre al 31 ottobre a Villa Piazzo di Pettinengo (Biella). 1 Bonatti Attachment-1

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