Aosta è una città futurista o passatista? Ha cercato di capirlo, dal palco del “Giacosa”, Stefano Roberto Belisari, in arte Elio, leader del gruppo “Elio e le Storie Tese” che lo scorso 10 novembre ha portato ad Aosta lo spettacolo “Fu- turisti” scritto con Nicola Campogrande (musiche) e Piero Bodrato (testi). «Non è chiaro se siete dei passatisti o siete saltati sul carro del vincitore?», si è, infatti, chiesto, “sconcertato” («anche se è assurdo visto che è un concerto») dai prolungati applausi che, da perfetto futurista, ha fatto finta di vivere come una provocazione. La domanda ha, però, messo in difficoltà la platea del Giacosa che, ad ogni buon conto, quando è stata invitata a
schierarsi per alzata di mano non si è pronunciata. Fu proprio a questa “immobilità pensosa” che, giusto un secolo fa, i Futuristi cercarono di ribellarsi in nome di un dinamismo creativo. Ed è, infatti, al motto di “marciare, non marcire” che, in “Fu-turisti”, Elio e un manipolo di bravi “futurmusicisti” si dirigono verso Napoli per uccidere uno dei principali simboli del passatismo, la luna, fonte di ispirazione dell’odiata canzone napoletana (“puttana che si concede facilmente costa poco e non dà niente”). Al posto di Marechiaro finiscono, però, per trovare un “mare nero come la tata sudanese del figlio di Filippo Tommaso Martinetti” perché l’ideologo del Futurismo, tradito dalla modernità (non ha un lunario), sbaglia fase lunare. Un canovaccio pieno di simbolismi e colti riferimenti che Elio riesce a “sdoganare” al grande pubblico grazie al credito acquisito con vent’anni di provocazioni profondamente futuriste perché fatte di “parole libere che sembrano cazzate, ma quando le hai piazzate non te le scordi più”. Un carisma che gli ha permesso di riscuotere unanimi consensi anche quando ha letto una delle massime del libro “Come si seducono le donne” di Marinetti: “Il cervello è un motore aggiunto e inadatto per la donna che lo porta e che ha per chassis naturale l’utero.” Ma Aosta è una città futurista o passatista?