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I FryDa: strumenti da viaggio per una musica senza confini

In giorni in cui l’attualità è dominata dalle notizie sull’esodo biblico degli immigrati africani verso l’Italia, ha assunto un particolare valore il concerto che il duo “FryDa” ha tenuto il 19 febbraio all’Espace Populaire di Aosta. Gli strumenti utilizzati da Francesco Fry Moneti, il violino, e Daniele Contardo, l’organetto, sono, infatti, gli strumenti da viaggio per eccellenza, usati, il secolo scorso, dagli emigrati italiani nelle Americhe. «E’ un modo per ricordare che anche noi siamo passati dall’esperienza di dover cercare lavoro all’estero– ha spiegato Contardo- e di quanto la musica sia servita per integrarsi nelle nuove realtà. Abbiamo, così,individuato un itinerario musicale che, attraverso questi strumenti, spazia tra vari generi musicali in base agli stimoli che vengono dal pubblico.» I due hanno, quindi, sconfinato dalla musica popolare toscana e piemontese (le loro regioni d’origine) a quella irlandese, dal klezmer al tango, dalle colonne sonore al rock, fino ad una insolita versione di “Birdland” dei Weather Report.

Oltre che da una curiosità musicale onnivora, sono accomunati dalla militanza nei Modena City Ramblers, di cui Moneti è violinista e chitarrista dal 1996 mentre Contardo ne ha fatto parte tra il 2003 ed il 2005. L’organettista si definisce “suonicista randagio” per sottolineare un percorso nella musica e nel teatro popolare iniziato da ragazzo con il padre Franco nei “Cantambanchi” (gruppo storico del folk piemontese) e proseguito con gli “Abesibé”, che spaziavano dalla musica di strada alle giullarate. «Per essere coerente con una musica alternativa, nella mia carriera mi sono spesso mosso con mezzi di trasporto alternativi, che servono anche per attuare un’esplorazione pacata e profonda del territorio: dai carri trainati da cavalli alla bicicletta. Uso quest’ultima nelle mie avventure soliste perché è a impatto zero ed è più legata alla veste, con la quale mi presento, di “Contador”, che, oltre a voler dire cantastorie in piemontese, è il nome di un ciclista spagnolo e l’anagramma del mio cognome.» La scelta artistica di Contardo si rivela, tra l’altro, in linea con il mondo creativo del suo celebre zio: il pittore valdostano Francesco Nex. «I suoi quadri sono come dei cartelloni dei cantastorie, ma ad altissima definizione.- osserva Contardo– In uno scatto fermano un universo, come nel caso, per restare al tema di stasera, della sua “Benedizione della partenza degli emigranti”


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