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MUSICA Satira Televisione

”I GUFI” si sciolsero nel 1969 perchè era agosto e faceva caldo

«”I Gufi” si sciolsero nel 1969 perchè era agosto e faceva caldo…». Con questa battuta Roberto Brivio, quando lo intervistai nel giugno 1993, ironizzò sulla fine di questo gruppo di cabaret che ha segnato la storia del “Derby” di Milano, ma, anche, di tutto il teatro leggero italiano,spianando la strada al folk revival ed al genere demenziale di gruppi come “Skiantos” e “Elio e le Storie Tese”. La loro “reunion” al 3° “Festival della Satira” di Saint-Vincent fu l’occasione per rievocarne la storia con i tre superstiti: oltre a Brivio, Nanni Svampa e Lino Patruno. Il quarto membro, il “cantamimo” Gianni Magni, era morto nel 1992, «ma, tutto sommato, è sempre con noi», affermarono in coro. «Iniziai scrivendo delle canzoni in siculo maccheronico– ricordò Brivio- per poi specializzarmi nel genere macabro con pezzi come “Vorrei tanto suicidarmi”, “Scheletri beguine”, “Quando sarò morto”. La mia “Il cimitero è una cosa meravigliosa”, tradotta in “Cimitero is a wonderful thing”, è stata adottata da un’impresa di pompe funebri americana. Allora, parlo del 1962-’63, era difficile fare accettare alla gente questo genere di canzoni per cui chiamai Gianni Magni, con cui avevo lavorato nei programmi di Mago Zurlì, perchè mimandole le addolcisse un pò». Ai due si unirono il jazzista Lino Patruno e Nanni Svampa (appassionato di musica popolare milanese e di Brassens) per formare prima i “Pipistrani”, e poi, nel 1964, “i Gufi” («Si tratta di un uccello notturno, come notturno è il clima del cabaret», precisò Patruno). I “Gufi” furono tra i primi a valorizzare il patrimonio della canzone popolare milanese, che nel loro repertorio si mischiò con canzoni macabre e d’epoca, nonsense e la satira sociale. Quest’ultima costituisce la parte più cospicua delle loro canzoni, con spettacoli (“Non spingete, scappiamo anche noi”) e canzoni (“Io vado in banca/stipendio fisso/ così mi piazzo/ e non se ne parla più””) che ancora si ricordano. “Protetti” dal dialetto, riuscirono perfino a fare passare la satira politica fra le maglie della censura della Rai di Ettore Bernabei. Riuscendo a diventare addirittura profetici con canzoni come “Socialista che va a Roma”. «Rifacendoci a “Pellegrin che vien da Roma”- mi spiegò Svampa- ironizzavamo sulla posizione dei socialisti che entravano nel governo. I fatti ci hanno dato ragione, anche se è triste ammettere che, mentre noi ci smazzavamo a fare un discorso sulla cultura di una città, gli altri pensavano a rubare»…

2 commenti

  1. Allora Gaetano, più passa il tempo e più mi compiaccio di avere contatti con uno come te, che in certi momenti mi sembra di essere la tua fotocopia, anche se io sono assai più corto di te, e magari la differenza si compensa con la larghezza……Quello che hai scritto sul blog e riguarda i Gufi è un pezzo di storia…….Mi puoi dire quanti sono a conoscenza che i Gufi prima si chiamavano e Pipistrani? Pensavo di saperlo solo io perchè me lo avevano detto sia Brivio che Svampa……E lo sai che io ho subito un grosso trauma quando si divisero, tanto è vero che di volta in volta ho dato la caccia a tutti e sai quante interviste univoche conservo ancora? E lo sai a dieci anni dal loro scioglimento, mentre coccolavo I Gatti di Vicolo Miracoli che stavano crescendo con me, allestii uno spettacolo dal titolo Gildo canta i Gufi che portai in giro nelle mie zone per un po’ di tempo fino a che il nastro dove avevo registrato dei momenti attinenti allo svolgimento dello spettacolo non si ritorse tanto da non essere più utilizzabile e così interruppi l’avventura….Per fortuna conservo ancora qualche manifesto che annunciava il mio spettacolo…..Caro Lo presti, se mi guardo intorno, personaggi come io e te ne trovo veramente pochi che possono essere alla nostra altezza. ah!ah!ah! Ciao a Lo Presti a presto.

    1. Grande Gildo, sapevo che ti avrebbe interessato questo post. Mi dispiace sempre di più l’esser lontani, perchè penso che meriteresti sicuramente un articolo.
      Hai per caso Skype?
      Ciao

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