Ho avuto la fortuna di ascoltare Ralph Earl Sutton. Era il 13 luglio 2000, e il pianista americano si esibì alle Porte Pretoriane di Aosta con una una “all stars” messa su da Luca Velotti, clarinettista e sassofonista di Paolo Conte. Fu solo per un contrattempo, tra l’altro, che il cantautore di Asti non si trovò tra il pubblico, visto che Sutton era tra i suoi idoli. Come lo era stato di gente come Teddy Wilson
e Bing Crosby
(“Penso che nessuno sia meglio di Ralph”, aveva detto il cantante).
Perché Sutton (nato il 4 novembre 1922) è stato il miglior specialista di stride-piano del mondo. Pochi hanno potuto vantare una mano sinistra così potente, capace di mirabolanti salti tra i bassi e gli accordi al centro della tastiera suonati in levare. «Quando Ralph attaccava suonare cose come “Honky-Tonk Train Blues”– ricordava il clarinettista Kenny Davern– gli spettatori non riuscivano a stare fermi al proprio posto.»
Nei primi anni Novanta aveva avuto un ictus, per cui quello che ascoltai ad Aosta non era il pianista che aveva suonato con Jack Teagarden o fatto parte della “World’s Greatest Jazz Band” con Bud Freeman. Bastò, comunque, a strabiliare per eleganza, gusto e sublime e sublimato swing. Sutton è morto il 30 dicembre 2001, mentre si trovava in una cittadina del Colorado il cui nome potrebbe essere il suo epitaffio: Evergreen.