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Arte

BOBO PERNETTAZ: l’inesauribile “sarto di legni esausti” in mostra all’osteria “La Cave” di Aosta

Molta Arte è nata nelle osterie, che, per lungo tempo, sono state uno dei pochi luoghi di incontro e scambio d’idee. Ecco perché gente come Benvenuto Cellini e Ludovico Ariosto frequentava l’Hostaria del Chiucchiolino di Ferrara, che, fondata nel 1435, è considerata l’osteria più vecchia del mondo. O perché un locale di Arles ispirò diverse tele a Van Gogh. O, ancora, la fama dell’Osteria delle Dame di Bologna, alla quale Guccini ha dedicato “La canzone delle osterie di fuori porta”.

La loro tipica atmosfera bohémiennnè sarà ricreata venerdì 27 gennaio, a partire dalle 18, anche all’Osteria La Cave di via De Tillier 3, ad Aosta, in occasione dell’evento “musical gastronomico” organizzato per l’inaugurazione “postuma” della mostra di Bobo Pernettaz. “Postuma” nel senso che già da qualche giorno undici quadri di questo cinquantanovenne artigiano valdostano fanno bella di mostra di loro sulle pareti dell’osteria, dove rimarranno fin dopo la Fiera di Sant’Orso, godendo della formidabile vetrina che questa offre. Nei lavori questo inesauribile “sarto di legni esaustiha assemblato e stratificato pezzi di legno pregni di vita in composizioni inquiete che sanno coniugare la piacevolezza estetica all’introspezione psicologica.

Il tutto esaltato da un’ironia che si esprime anche in titoli come “Uomo con due uccelli” o “Donna che s’arrovella la vita mentre il suo gatto pasce ignaro”. In “Solitaire ou solidaire?”, ritratto dell’artista naïf Ligabue, si interroga, invece, sul bivio in cui l’uomo prima o poi si imbatte: isolarsi o socializzare?

Il rapporto ludico con l’Arte di Bobo si riflette anche negli happening festosi che caratterizzano le inaugurazioni delle sue mostre. Le ricordiamo, negli anni Ottanta, animate dall’estroso Enrico Thiebat, mentre ultimamente vi suona con regolarità l’architetto, nonchè contrabbassista e chitarrista, Alberto Faccini (a cui Pernettaz ha dedicato il quadro “Alberto pizzica”), che nell’occasione si alternerà con Elio Chamonin, Remy e Vincent Boniface e Massimo Lévêque. Economista, ex assessore e presidente della Siski, quest’ultimo è, anche, insospettabile musicista. «Quando studiavo a Torino facevo piano bar alla Birreria degli Artisti», confessa. Se si creerà l’atmosfera giusta, lo dimostrerà cantando e suonando la chitarra “chiodo” e la tastiera “tascabile” dei fratelli Zublena, gestori de “La Cave”.

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