Uno che, negli anni Novanta, si era affermato con un gruppo che si chiamava Mao e la Rivoluzione non poteva che scegliere l’Espace Populaire di Aosta per presentare un suo libro. Lui è il quarantunenne torinese Mauro Gurlino, in arte Mao, che la sera del 28 aprile nel locale di Via Mochet (e, nel pomeriggio, alla Libreria Aubert) ha presentato il libro “Meglio tardi che Mao” che, con protagonisti camuffati da pseudonimi ed anagrammi, ripercorre le sue avventure, quelle di uno che “è ed è stato tutto”.
Dagli esordi adolescenziali con i Voodoo fino a quando è diventato un protagonista della scena musicale italiana. Come cantautore e chitarrista (nel 1998, con i Mao e la rivoluzione, era stato tra le nuove proposte del Festival di Sanremo con “Romantico”,«un pezzo pop che aveva fatto flop»), ma anche, DJ, VJ, attore (in “Perduto Amor” di Franco Battiato e “I Solidi Idioti” di Enrico Lando) e conduttore radio-televisivo“(a MTV con Andrea Pezzi e alla Rai con “Scalo 76” e, al fianco di Simona Ventura, in “Ventura Football Club”) .
Nel libro ne accenna col tono ironico e svagato di chi ha vissuto “quello che gli accadeva mentre era occupato a fare progetti per il futuro” (come recita il verso di una canzone di John Lennon che conclude il volume). Sono, del resto, tantissime le citazioni musicali: dai Rolling Stones a Battiato, dagli Oasis a Jannacci (“Jannacci dice che bisogna avere orecchio. Io aggiungerei anche un pizzico di fortuna. Insomma ci vuole il suo bel culo, dico io”).
Il sorriso che suscita ha spesso un retrogusto amaro, come nell’episodio clou in cui il protagonista spiega ad una giornalista il perché del nome del suo gruppo, lanciando, nello stesso tempo, un messaggio forte e chiaro. “Nau è la Revoluciòn è evidentemente un riferimento al grande timoniere della rivoluzione comunista di Mao, il grande timoniere?”, chiede lei. E il protagonista risponde: “Guardi che è un gioco di parole che significa “la rivoluzione è adesso”. Così ogni volta che il nostro nome verrà pronunciato alla radio, a un concerto, per strada, è come se spargesse questo messaggio!” “E voi sareste gli alfieri di questa rivoluzione?” “Meglio tardi che Mao!”
Non ti sembra che, in realtà, i tempi vadano in tutt’altra direzione?, gli ho chiesto, «Infatti, adesso chi sta al potere è più rivoluzionario di chi pensava di cambiare le cose, per cui bisogna piuttosto fare i conservatori di quello che ci lasciano.» Mao lo fa cercando di “conservare” la memoria (con gli spettacoli del trio “Le voci del tempo”) e gli spazi di socializzazione (con “Il salotto di Mao”, da anni in onda sulla torinese “Gru radio”).
A “Meglio tardi che Mao” è allegato un cd che contiene 4 canzoni inedite che corrispondono ai quattro capitoli del libro (“Segreti”, “Leader”, “Dikonoke” e “Ode all’ombelico”) e cinque pezzi che ripercorrono, riarrangiati, la sua storia musicale (“Satelliti”, “Fiori pazzi”, “Un mondo diverso”, “Chinese take away” e “Shampino”). Pezzi che hanno costituito il canovaccio della sua esibizione unplugged all’Espace con il percussionista Vito Miccolis e gli Elettrocirco.
grazie infinite gaetano! un abbraccio! a presto! mao
Grazie a te Mao. E di nuovo complimenti per il libro