

Cantava Robert Charlebois: «si les chanteurs se mettent à penser, le public sera obligé de réfléchir». Peccato che capiti sempre più raramente. E anche quando succede, il tempo, la vita, il potere tendono a cancellarne le tracce. Ineluttabilmente. Forzosamente. Può, però, capitare che questi personaggi e le loro canzoni possano essere strappati al “sonno della memoria” dalla forza prepotente di un’emozione. Accade. Raramente. Provvidenzialmente. E’ successo sicuramente la sera del 20 novembre 2015 al Teatro Splendor di Aosta, per la cantautrice valdostana Maria Rita Maquignaz, più conosciuta come Magui Bétemps (dal cognome del marito Alexis), nel corso del concerto “L’oiseau chante encore” che ha aperto il cartellone musicale della Saison Culturelle 2015-16.

MAGUI CHI? – Morta dieci anni fa, il 19 novembre 2015, a soli cinquantotto anni, Maguì nelle sue canzoni è riuscita ad esprimere per prima, a cavallo tra anni Sessanta e Settanta, il malessere di una generazione di valdostani in cerca della propria identità. Avendo sempre ben chiaro che gli ideali devono essere guide mai mete, più che dare risposte le sue canzoni cercarono di insegnare a porsi domande. A cominciare dall’amara presa di coscienza dell’ironico ritornello: “Voué ma adoun senque no manque y valdoten? ” (a cui, alla fine, rispondeva : “doe belle balle carraye”).

Dalla fine degli anni Settanta aveva, poi, tralasciato le canzoni per affrontare la sfida del vivere quotidiano, che, attraverso le piccole conquiste di ogni giorno, porta ai veri cambiamenti della società. Si era, così, concentrata sulla famiglia, sulla scuola (era insegnante), sulla piccola realtà sociale di Sorreley (la frazione di Saint-Christophe dove viveva). Lì aveva fondato la compagnia di teatro popolare Le Badeun de Chouèley, con la quale, forte dell’esperienza accumulata con la Compagnie théatrale de Saint Pierre e La Veillá de Tsateilon, aveva messo in scena pieces che, col sorriso sulle labbra, parlavano di temi di impegno sociale.

SENZA FOTA DE VOUAILLE’- Avevo già ricordato Maguì il 17 luglio 2006 con uno spettacolo, inserito in Aosta Classica, che aveva riempito il Teatro Romano di Aosta sull’onda emozionale della morte avvenuta pochi mesi prima. Onda che, evidentemente, non si è interrotta, visto che il 20 novembre ha sommerso di spettatori ed emozioni forti anche lo Splendor.
Molto del merito del successo va all’associazione Patouè eun Mezeucca formata nel 2014 dai valdostani che fanno musica popolare in patois. Sono stati loro a far rivivere al meglio, attualizzandole, le canzoni di Maguì, evocandone la poesia e le dolcezze, ma, anche, la cruda schiettezza e l’ironia con cui stigmatizzò l’andazzo di una società valdostana che stava perdendo valori tradizionali ed identità, abbandonando i villaggi alle “erbacce e rovi” e “rinnegando la propria cultura”. Nell’indifferenza di politici “affaristi”, che, mentre “il mio paese muore”, cantò, si limitano ad un vuoto “bla bla bla”.
Lo fece “sensa fota de vouaillé (senza bisogno di urlare)”, come ha cantato Yvette Buillet nell’omonima canzone composta per l’occasione su una mia musica. “Lei canta della nostra identità– recita il testo- Senza paura di pensare, senza paura di contestare, Maguì si fa ascoltare senza bisogno di urlare.”
E sempre Yvette nel ritornello del rap “Senque manque?”, composto, con il rapper Andrea Sago Di Renzo e Vincent Boniface, ispirandosi all’omonima canzone di Magui, ha ripetuto: “che cosa manca a noi valdostani per difendere la nostra cultura? Cosa manca a noi valdostani? La voglia di essere valdostani.”
Lo spettacolo, presentato da Yvette e Vincent, è corso, per il resto, via veloce, rimanendo miracolosamente in bilico tra sorrisi e commozione grazie alla compagnia teatrale Le Badeun de Chouèley e musicisti come Luis de Jyariot, Choeur St Ours, Laripionpion, Christian Sarteur, Erik Bionaz, Philippe Milleret, Maura Susanna, Trouveur Valdoten e L’Orage. Anima, col fratello Remy, di questi due ultimi gruppi è stato Vincent Boniface, che, oltre a suonare mille strumenti, ha curato bellissimi arrangiamenti musicali della maggior parte dei pezzi della serata, trascrivendone una decina per un canzoniere, distribuito durante la serata, che potrà permettere a chiunque lo voglia di cantarli. Un altro modo perché “l’oiseau“ Maguì continui a cantare “encore et encore et encore…”.
Alcune foto sono ROGER BERTHOD

SCALETTA MUSICALE
Luis de Jyariot + Remy e Sandro Boniface: PAPPAGRAN recitata
Choeur St Ours: PAPPAGRAN
Laripionpion: MON PEUPLE
Christian Sarteur : LA POLETEUCCA
Erik Bionaz + L’Orage: BENEFORT E TSOU GRA
Yvette Buillet, Sago e Vincent Boniface: SENQUE MANQUE?
Philippe Milleret e Remy Boniface: SENQUE MANQUE I VALDOTEN ?
Yvette Buillet e Philippe Milleret : SENSA FOTA DE VOUAILLE’
Maura Susanna (con Vincent e Remy Boniface) : LA RESERVA, TE RAISS , UNE FABLE DE NOS JOURS
Trouveur Valdoten e L’Orage : LA FEMALETTA, J’INVENTERAIS, JOSE’ LO PION, L’ECOULA
Tcheut : LES BONS SAUVAGES

