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Cantautori

Nuovo Umanesimo ed antichi inni di EUGENIO FINARDI a Saint-Vincent

Più che concerti, le esibizioni di Eugenio Finardi in Valle d’Aosta sono rimpatriate tra amici. Il cantautore milanese è, infatti, di casa in Valle, dove ha a lungo soggiornato, dove ha scritto molte canzoni, dove ha, addirittura, concepito due figli. E’ stato così anche in occasione del concerto che il 4 maggio ha tenuto al Palais Saint-Vincent. Non a caso prima del concerto è andato a mangiare col cantautore valdostano Luigi Fosson, in arte Luis De Jyaryot, amico con cui ha parlato dei vecchi tempi e di nuovi progetti. Un improvviso acquazzone ha reso, però, problematico il ritorno al Palais, per cui è andata a finire che il concerto è iniziato con mezz’oretta di ritardo. Un contrattempo che avrebbe fatto mugugnare l’abituale pubblico della Saison Culturelle, non quello di amici e fans accorso il Palais.

Anche perché l’occasione era particolare: si festeggiava, infatti, l’inizio del tour “Nuovo Umanesimo” che segue alla pubblicazione del triplo cd “Sessanta”, che, a sua volta, festeggia i sessant’anni di età di Finardi (li compirà il 16 luglio) ed i quarant’anni di carriera (tanto è passato dal primo contratto discografico per la “Numero Uno” di Lucio Battisti). E festa è stata. Composta e, a tratti, nostalgica, ma pur sempre festa. Con una colonna sonora di lusso che ha ripercorso la storia musicale di Finardi attraverso una ventina di “inediti”, come li ha definiti, presentandoli, anche quando si trattava di pezzi come “La radio”, “Extraterrestre”, “La forza dell’amore” e altri suoi storici inni.

Ma “inediti”, in fondo, lo sono diventati nei nuovi arrangiamenti di una band composta da giovani e bravissimi musicisti torinesi, una perfetta “macchina del tempo” per un viaggio nella sua memoria. E “inediti” lo sono anche per l’estrema attualità di canzoni meno note, le cui tematiche sociali si sono rivelate di una attualità “inquietante” pur essendo state scritte tanti anni fa («se un cantautore di protesta dopo 30 anni è attuale– ha chiosato Finardi- vuol dire che, purtroppo, non è cambiato nulla.»). E’, per esempio, il caso di “La scuola” (“ma quelli che han studiato e si son laureati dopo tanti anni adesso sono disoccupati”) o di ”F104” (“il produttore ha messo gli occhi sulla ragazzina e combina la festa giusta con il fotografo faina professionista”).

Come mai in questo periodo, in cui ci sarebbero mille motivi di indignazione, la “musica ribelle” è scomparsa?, gli abbiamo chiesto. «Da un sondaggio è risultato che gli ultraquarantenni sono più incazzati dei ragazzi. Il conformismo è aumentato in maniera spaventosa, e si esprime con la cieca obbedienza al potere. In “Nuovo umanesimo”, che ho scritto con Max Casacci dei Subsonica, affronto proprio il tema della delusione per un futuro conformista e omologato, privo di sogni, ideali e idee.»

“Nuovo Umanesimo” è uno degli inediti veri contenuti in “Sessanta”. Uno dei più ponderosi, che preconizza un Nuovo Umanesimo “che ci faccia capire perché siamo così violenti”. «Dobbiamo capire che siamo dominati dagli istinti, che spesso chiamiamo sentimenti.– ha, infatti, spiegato-Siamo animali evoluti con un retaggio di istinti animali che non ci fa “volare liberi nei nostri pensieri”. Dobbiamo, comunque, essere teneri con noi stessi e accettarci per quello che veramente siamo.» Ponderosa è anche “E tu lo chiami Dio”, con cui Finardi ha partecipato all’ultimo Festival di Sanremo. Ma il cd contiene altri brani più giocosi, e, proprio per questo, forse più riusciti. Come “Maya” (dedicata alla figlia che non voleva studiare Matematica perché «tanto nel 2012 il mondo finisce») e, soprattutto, “Passerà” (nella quale ha fatto vedere i progressi fatti all’ukulele regalatogli lo scorso anno). “E la notte passera, la chiameremo libertà e poi domani arriverà l’estate”, vi canta, con un maggiore disincanto ma con la stessa felicità creativa della celebre “Musica ribelle”, con la quale ha concluso in gloria il concerto, nonostante avesse cercato in tutti i modi di non cantarla. «Scusate, ma non ci arrivo con la voce.- si era giustificato- Vi sarete accorti che sono raffreddato, perché a Roma, per il concertone del 1° maggio, mi sembrava di essere nel ciclo a 90° della lavatrice: un quarto d’ora diluviava, un quarto d’ora c’era un sole cocente… e, poi, vento che ti asciugava di colpo…e, ancora, pioggia. Ma per fortuna c’è il Moment…»

2 commenti

  1. piacevolissimo post anche questo! …e tanti complimenti per la vitalità del vostro gruppo in Valle 🙂 …vivo a Sanremo che dovrebbe essere la città della musica e questi incontri ce li sognamo da qualche tempo: finito il festival, se ne riparla dopo un anno

    1. Grazie Claudia. Eppure le volte che sono venute a Sanremo mi ha dato l’impressione di una città molto più vitale di Aosta. Mi ricordo di una notte bianca estiva molto divertente. La Valle è musicalmente abbastanza viva, eppure se venissi qui troveresti moltissimo che ti direbbero che qui non succede niente.

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