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Cantautori

L’Acoustic Cafè di NICCOLO’ FABI al Forte di Bard

Con l’Acoustic Cafè, che il 22 giugno si è tenuto al Forte di Bard, è sbarcato in Valle un nuovo modo di approfondire la conoscenza di un cantautore: attraverso le canzoni, ma, anche, le sue parole sollecitate da un giornalista. Sul palco della Piazza di Gola i protagonisti sono, quindi, stati due: il milanese Ezio Guaitamacchi (direttore del mensile “Jam”) e il cantautore Niccolò Fabi. «Sarà un momento di scambio ed approfondimento.– aveva anticipato il quarantaquattrenne musicista romanoNon avrà il fine antologico di ripercorrere la mia carriera, quanto, piuttosto, di utilizzare le mie canzoni per parlare anche d’altro. E’ una formula che mi piace perché è fuori dalla liturgia del concerto, e, proprio per questo, un po’ più impegnativa, ma basta solo avere voglia di mettersi in discussione.»

Caratteristica, quest’ultima, che ha contraddistinto la carriera di Fabi. Affermatosi alla metà degli anni Novanta con singoli come “Dica” e, soprattutto, “Capelli” (con la quale, nel 1997, vinse il Premio della Critica nella Categoria Nuove Proposte del Festival di Sanremo) ha, in seguito, avuto un’evoluzione artistica non proprio in linea con i gusti del grande pubblico. «Adesso– ha confessato- ho una libertà totale di espressione artistica, il che, sottraendomi a certe logiche di mercato, mal si coniuga con il riconoscimento popolare che, comunque, continuo ad avere l’ambizione di accrescere ad ogni nuovo cd.» Sarà sicuramente, così, con nuovo cd, in uscita a settembre, a tre anni di distanza dal bellissimo “Solo un uomo”, in cui si era mosso in miracoloso equilibrio tra la leggerezza delle ambientazioni musicali e testi spesso molto duri. «Ho un modo delicato di esprimermi– ha spiegato Fabi-che, dietro un’apparente leggerezza, nasconde concetti di un certo spessore. D’altronde, la canzone è una grande opportunità, perché sono convinto che parlando bene si pensa bene. Se, cioè, conosci qualche sostantivo ed aggettivo in più hai un modo di pensare più articolato.» In una delle sue canzoni più belle, “Successo”, Fabi ha cantato “la fortuna e’ una stella che non ha un nome”, la sfortuna ha, invece, avuto per lui le coordinate precise del 3 luglio 2010, quando la figlia Olivia è morta, a soli 22 mesi, per una meningite fulminante. La tragedia, gli abbiamo chiesto, si rifletterà sulle canzoni del nuovo cd? «Meno di quanto si possa pensare– ha assicurato- perché ho sempre frequentato situazioni di precarietà esistenziale. Rileggendo i testi di vecchi cd ho notato che sono molte le canzoni che si potrebbero rileggere in questa chiave, a cominciare da “Attesa e inaspettata”, scritta per la nascita di Olivia ma che qualcuno ha attribuito alla sua morte.» Una delle rare puntate in Valle di Fabi è stata il 7 dicembre 2008, quando suonò coi Mokadelic alla presentazione del film “Come Dio comanda” di Gabriele Salvatores al Noir in Festival di Courmayeur. Quanto hanno di cinematografico le tue canzoni? «Le canzoni- ha risposto- nascono sempre con un orizzonte visivo attorno. Personalmente è più facile che nascano quando sono in movimento, su un mezzo di trasporto, piuttosto che nell’orizzonte ristretto di una camera. Probabilmente il movimento innesca in me meccanismi neuronali che scatenano l’eccitazione creativa

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