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Appunti di viaggio Montagna

APPUNTI DI VIAGGIO (13): Il Messner Mountain Museum Ripa di BRUNICO (2012)

E’ in un castello, spazio chiuso per eccellenza, che Reinhold Messner ha realizzato il sogno di un museo che dimostrasse come la montagna, più che dividere, possa unire.

Il castello è quello di Brunico, in Val Pusteria, eretto intorno al 1270 dal principe vescovo di Bressanone Bruno von Kirchberg.

Il museo è, invece, l’ultimo dei cinque siti museali dell’MMM (Messner Mountain Museum), che il sessantottenne alpinista altoatesino ha dedicato alla montagna rendendo fruibile la propria eredità di conoscenze ed esperienze (li considera il suo 15° Ottomila).

Nel Museo Ripa di Brunico (in tibetano “ri” sta per montagna e “pa” per uomo) protagonisti sono i popoli delle montagna, e, in particolare, l’arte della sopravvivenza che questi vi hanno saputo sviluppare in migliaia di anni. Una vera e propria cultura, che nelle varie parti del mondo presenta più similitudini che differenze, e che, contrariamente alla cultura di città, si basa sulla responsabilità personale, sulla rinuncia al consumo, sull’aiuto tra vicini e su quel flusso di consapevolezza, tipico dei Tibetani, capace di radicare saldamente nei singoli individui un sentimento di appartenenza.

Dopo aver dato un’occhiata alla ricostruzione di una tipica casa della “patria Alto Adige”, i visitatori del MMM Ripa vengono subito in contatto, in una costruzione sotterranea, con quei nomadi delle montagne (cultura ancora praticata in Tibet, Medio Oriente e Mongolia) che tanto hanno insegnato al “moderno seminomade” Messner. L’MMM Ripa è, infatti, in gran parte figlio della loro capacità di volgere lo sguardo verso l’esterno, con curiosità e rispetto, e di capire che “nulla è più costante del cambiamento”.

Nelle cantine del castello si attraversa, quindi, il misterioso mondo degli abitanti delle montagne del continente africano e dell’Oceania, per, poi, salire al primo piano dove l’esposizione è incentrata sulla quotidianità e cultura dei popoli caucasici, alpini, degli Alti Tatra e dei Monti Rodopi, degli Indios delle Ande, degli Sherpa e dei Tibetani.

Il secondo piano è, invece, dedicato alle religioni sviluppatesi nelle terre montuose: dal cristianesimo (nelle stanze originali dei principi vescovi) all’Islam, dall’induismo al lamaismo. Per non parlare dell’animismo, ancora vivo in tutte le montagne del mondo, che impregna tutto il museo .

E’, infine, ancora esposto per qualche giorno un mandala di sabbia realizzato tra il 20 ed il 22 luglio da due monaci buddisti del monastero tibetano di Cisterna (LT) che sarà distrutto il 24 agosto 2012 a testimoniare la fugacità della vita e l’ideale buddista di distacco da ogni legame materiale.

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