Tutta colpa della “morale eteronoma”, avrebbe detto Freud. Quella che fa sì che un bambino rispetti regole, accordi e limiti solo se controllato da altri. Morale che a 7-8 anni dovrebbe lasciare il posto alla “morale autonoma”, controllata dall’individuo. “Dovrebbe”, perché, spessissimo, riaffiora anche dopo.
Quando gli ormoni urlano, per esempio. Basta, allora, che, quando si è soli al tavolo di un bar, una lei improvvisamente sorrida che ci si dimentichi di legami, vincoli, limiti. “E, ancora prima di capire, mi trovai sottobraccio a lei. Stretto come se non ci fosse che lei.”
E’ la sbandata gioiosa, che si vive in uno stato di effervescenza stuporosa e stranita, per subito dopo rimuoverla quasi con incredulità (“mi son svegliato e, e sto pensando a te. Ricordo solo che, che ieri non eri con me”). E’ il tradimento raccontato da Mogol in “29 settembre”, con un testo magistrale in cui la realtà si frantuma e ricompone, alternando un tempo esterno ad uno interiore.
Un piccolo trattato di sociologia dell’amore musicato nel 1966 dal ventitreenne Lucio Battisti con una capacità di introspezione psicologica eccezionale. «Quando sentimmo “29 settembre”, suonata da Lucio su un pianoforte in un ufficio della Ricordi in via Berchet,- ricorda Maurizio Vandelli- io saltai in piedi su una sedia e dissi: un momento, suonala di nuovo.” Registrata dall’Equipe 84 e dallo stesso Battisti (con un arrangiamento di Detto Mariano), la canzone venne, però, tenuta ferma fino a quando qualcuno (sono in molti ad attribuirsi l’idea) decise di utilizzare uno speaker della radio per fargli leggere un finto telegiornale che precisasse la scansione temporale del “prima” (29 settembre) e “dopo” (30 settembre) tradimento.
La versione dell’Equipe, pubblicata nel marzo 1967, fu il primo esempio di rock psichedelico italiano, anticipando di tre mesi addirittura certe soluzioni del “Sgt. Pepper” dei Beatles che ne è considerato il suo massimo esempio di sempre. La versione di Battisti, pubblicata nel 1969, sembra più debitrice al folk-rock, ma ha dalla sua l’interpretazione di Battisti che con la sua voce “tagliente come una lametta da barba” ne sottolinea ogni sfumatura.
La stessa che si può ascoltare, unplugged, nel corso di una partecipazione, nel 1969, a “Speciale per voi” di Renzo Arbore. Nel video Battisti accenna con maestria anche ad altri suoi successi dei primi anni avvalorando quanto ha sempre sostenuto: «Fra la canzone che incido io e quella che faccio incidere c’è la stessa differenza che esiste tra un bacio dato e uno spedito per posta o per telefono.»
29 SETTEMBRE
OGGI 29 SETTEMBRE…
Seduto in quel caffè io non pensavo a te….
Guardavo il mondo che girava intorno a me…
Poi d’improvviso lei sorrise. E ancora prima di capire
Mi trovai sottobraccio a lei, stretto come se non ci fosse che lei.
Vedevo solo lei e non pensavo a te…
E tutta la città correva incontro a noi.
Il buio ci trovò vicini Un ristorante e poi
Di corsa a ballar sottobraccio a lei
Stretto verso casa abbracciato a lei
Quasi come se non ci fosse che,
Quasi come se non ci fosse che lei.
OGGI 30 SETTEMBRE…
Mi son svegliato e, e sto pensando a te.
Ricordo solo che, che ieri non eri con me…
Il sole ha cancellato tutto, di colpo volo giù dal letto
E corro lì al telefono
Parlo, rido e tu.. tu non sai perché
T’amo, t’amo e tu, tu non sai perché
Parlo, rido e tu, tu non sai perché
T’amo t’amo e tu, tu non sai perché
Parlo, rido e tu, tu non sai perché
T’amo, t’amo tu, tu non sai perché