La storia di Tarkus, gigantesca creatura metà armadillo e metà carro armato, è un un po’ la metafora di quella di Emerson, Lake & Palmer, il trio che, nel 1971, ne narrò le gesta nel secondo, omonimo, album.
Mitici entrambi, mentre Tarkus era una perfetta macchina da guerra, gli EL&P furono, tra il 1970 ed il 1979, una gioiosa macchina da musica. Apparentemente immortali, furono entrambi spazzati via dall’imprevista comparsa di miti meno mastodontici: la Manticora per Tarkus, il punk e la disco music per il rock progressivo, di cui gli ELP sono considerati uno dei gruppi più rappresentativi.
Ci mise del suo anche il leader, l’istrionico tastierista Keith Emerson (Todmorden, 2 novembre 1944) che, con l’andar del tempo e dei dischi, divenne sempre più narcisista, annegando il gruppo in un mare di eccesso e kitsch, il che fece sì che la critica avesse buon gioco nell’identificare negli ELP la massima espressione degli aspetti degenerativi del progressive.
Come Tarkus (nato da un uovo posto ai piedi di un vulcano in eruzione) gli ELP erano, però, nati dal fuoco. Quello musicalmente creativo che, nel 1970, aveva portato Emerson a formare il supergruppo, facendovi confluire le influenze classiche e jazz dei suoi Nice, le atmosfere progressive dei King Crimson, di cui Greg Lake era il bassista e cantante, e l’energia devastante del giovane batterista Carl Palmer. Un fuoco che, nell’agosto 1970, aveva infiammato il pubblico del Festival dell’isola di Wight e Jimi Hendrix, che, se non fosse morto il 27 novembre, sembra avesse intenzione di unirsi al gruppo (si sarebbero, forse, chiamati HELP?).
Il disco dell’armadillo (“Tarkus”) arrivò dopo quello con la colomba in copertina che li aveva lanciati, ed il suo successo permise la pubblicazione dell’album “Pictures at an Exhibition”, rifacimento in chiave rock dell’omonima opera pianistica di Modest Musorgskij, originariamente concepito come strenna natalizia allegata alla rivista “New Musical Express”.
“Tarkus” è il titolo della suite di oltre 20 minuti che occupava la prima facciata del 33 giri.
E’ divisa in 7 parti, tutte scritte da Emerson, eccetto “The Battlefield” (e, in parte, “Stones of Years” e “Mass”) scritta da Lake che fu anche autore dei testi.
«La scrittura di Tarkus fu molto accurata.- ha raccontato Emerson- Composi la suite sul piano verticale che avevo nel piccolo appartamento londinese dove vivevo, e la trascrissi su spartito, cosa che non molta gente faceva. Non la concepii come uno sfoggio di bravura, ma volevo, piuttosto, gettare un ponte. Cominciai con “The Eruption“, che descrive la nascita di Tarkus durante un’eruzione vulcanica. Quando Greg l’ascoltò disse: “Bene, è un bel preludio ad una canzone.” Non lo entusiasmò, invece, come pezzo a sé stante. Non era molto contento di suonarla perché pensava che fosse un pezzo troppo classico e troppo simile a quello che avevo fatto coi Nice. A Carl, invece, piacque.»
Era, d’altronde, stato su richiesta di Palmer che Emerson lo aveva composto in 5/4, un tempo, non facile da suonare, che destò le perplessità di Lake che non leggeva la musica. Si rischiò addirittura lo scioglimento del gruppo, e furono Palmer ed i manager a fare desistere Lake dalla decisione, anche perché ormai la sala di registrazione era stata pagata.
«Mi ispirai al compositore argentino Alberto Ginastera. – ha spiegato Emerson- Ma cercavo anche un “muro di suono” come quello che voleva creare John Coltrane, uno dei miei idoli. Io ci arrivai con l’elettronica ed il sintetizzatore Moog che usavo dal 1969 e che era stato appena aggiornato in California.»
Pubblicato in Gran Bretagna il 14 giugno 1971, “Tarkus” fu l’album della definitiva consacrazione del gruppo, divenendo uno dei due soli dischi degli ELP ad entrare nella TOP 10 americana (l’altro è “Trilogy”), oltre che il loro unico numero uno in patria. Al primo posto in Hit Parade arrivò anche in Italia, dove “Eruption” fu utilizzato come sigla dal settimanale televisivo Rai “TV7”.